Musica classica

AMADEUS…

a cura di GIOVANNA FERRO

Dio aveva bisogno di Mozart per palesarsi al mondo

questo disse il commediografo Peter Shaffer nel suo dramma Amadeus.

Trentacinque anni e dieci mesi di vita , più di seicento composizioni: una musica sublime, che a distanza di oltre duecento anni continua a parlare al cuore, al cervello, all’orecchio, generazione dopo generazione.

Quale visione del mondo migliore ci hai dato,Mozart!” Schubert

Il 27 Gennaio del 1756 na sce a Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart.

Non poca importanza ha , nella vita di Mozart, la storia dei genitori. La madre, Anna Maria Pertl è una donna semplice, ma è da elemento equilibratore nei complessi rapporti tra Amadeus e il padre; il padre Leopold , ottimo violinista e vice-maestro di cappella alla corte dell’arcivescono di Salisburgo, oltre che compositore ed autore di un pregevole trattato per violino, fu lui che valorizzò le prodigiose doti musicali di Amadeus.

Infatti, Amadeus non ha ancora cinque anni che scrive le prime note di un Concerto per clavicembalo: il padre lo esamina, e quello che legge è di una tale difficoltà che nessuno sarebbe in grado di eseguirlo. Leopold comincia a rendersi conto che ha a che fare con un bambino fuori dal comune. Comincia a tenere un quaderno dove trascrive le prime composizioni di Amadeus, dove vi troviamo i primi cinque numeri di catalogo ,K.* 1/5: un Allegro per pianoforte e quattro Minuetti, melodie piacevoli e aggraziate.

Amadeus ha una sorella più grande, Nannerl, che studia il clavicembalo, e il padre decide che è tempo di esibire i due bambini. Dopo una prima esibizione a Monaco per il principe di Baviera, Leopold decide di partire, con la famiglia alcompleto, per una tournèe.

Nannerl e Wolfgang

Per tre anni e mezzo trascina i figli di capitale in capitale, di corte in corte, e ovunque Amadeus fa strabiliare il pubblico.

C’è un episodio tenero e buffo che racconta un gran scivolone di Amadeus, mentre si trova alla corte dell’ imperatore Francesco I, sui lustri pavimenti di legno degli appartamenti della reggia; a soccorrerlo è la piccola Maria Antonietta, figlia imperiale e futura regina di Francia, che lo aiuta a rialzarsi: “ Sei buona, ti sposerò” le sorride Amadeus.

Dopo un breve rientro a Salisburgo, durante il quale inizia, per Amadeus, “l’abitudine “ di ammalarsi anche se durante la convalescenza studia e compone,si riparte, mete Londra e Parigi. Durante il viaggio si fermano a Monaco, a Francoforte, dove un giovane Goethe ascolterà i piccoli Mozart in concerto. A Ludwigsburg Amadeus conoscerà Niccolò Jommelli, a Schwetzingen potrà ascoltare la famosa Orchestra Sinfonica di Mannheim, diretta da Cannabich, uno dei centri musicali più importanti d’Europa. Poi nei Paesi Bassi, a Bruxelles, Amadeus continua a studiare e rimane affascinato dalle mostre dei pittori fiamminghi.

Un mondo fantasmagorico e velocissimo si sgrana davanti agli occhi di un bimbo prodigio: si può solo immaginare l’effetto.

A Parigi incontrerà alcuni dei più bei nomi della musica, da Schobert a Eckard, i filosofi Diderot, Rousseau, D’Alembert, che introdurranno Amadeus nelle grandi famiglie nobili ed intellettuali di Parigi. Ha sette anni quando scrive quattro Sonate per pianoforte, K. 6,7,8,9, con accompagnamento, secondo la moda del tempo, di violino.

Giunti a Londra, la famiglia Mozart è ospite alla corte del re Giorgio III, principe di Hannover, Leopold, nel 1764, scrive ll’amico Lorenz Hagenauer “ La gentilezza con cui, tanto Sua Maestà il Re che la Regina, ci hanno ricevuto è indecrivibile[..] entrambe queste amabilissime perone ci hanno fatto dimenticare che esse sono il Re e la Regina d’Inghilterra. In tutte le cortisiamo stati accolti con grande gentilezza, ma la cortesia che abbiamo sperimentato qui supera tutte le altre…”. E’ in questo periodo che Amadeus scrive le sue prime Sinfonie: la K. 16, per piccola orhestra, una delle più belle Sinfonie dell’infanzia, cui segue la K. 19.

Alla corte del principe d’Orange all’Aja esegue per la prima volta la Sinfonia K. 22, cui seguiranno sei Sonate per pianoforte e violino, K. 26/31.

Finalmente alla fine di novembre del 1766 il rientro a Salisburgo.

Amadeus ha quasi 11 anni ,ha visto grandi cose, ha folgorato l’Europa del Nord. E’ maturato tanto che presto non sarà più il bambino prodigio, un fenomeno da mostrare, perchè l’età non glielo consente più, d’ora in poi il suo prodigio lo deve dimostrare.

Mozart a soli 11 anni, dopo la tournèe europea, riesce a scrivere un Oratorio “L’obbligo del primo comandamento”, K. 35, composto a sei mani e in tre parti: la prima è sua, la seconda di Michael Haydn e la terza di Adlgasser: La leggenda racconta che il committente, l’Arcivescovo Schrattenbach, lo chiuse in una stanza per tutto il tempo della scrittura, per provare che fosse lui l’autore. L’Oratorio viene rappresentato nel 1767. Scrive i primi Concerti per pianoforte e orchestra, K. 37, 39, 40, 41.

La famiglia Mozart riparte per un’altra tournèe che durerà fino al 1769. In quel momento un grave lutto a corte e un’epidemia di vaiolo non fa di Vienna una capitale non accogliente, tanto che i Mozart riparano a Olmutz, ma i due ragazzi non passano indenni dal contagio. Amadeus scrive, dopo la malattia, un Singespiel, cioè una forma teatrale costruita su parti cantate e parti recitate, su narrazioni fiabesche e linguaggio realistico popolare.

A commissionarlo è un medico austriaco Franz Anton Mesmer “inventore” della teoria del magnetismo animale, che infiammò molte fantasie nell’ Ottocento.

L’Opera che il medico desiderava era la storia due amanti e un mago, tratto dal librettista Weiskern da un testo di J.J. Rousseau Le devin du village. Mozart consegna un’Opera freschissima Bastien und Bastienne, K. 50, , che viene rappresentata nella residenza di Mesmer.

A Mozart viene commissionata La finta semplice, K.51, opera buffa in tre atti su testo di Goldoni. Questo ragazzino di 12 anni suscita negli altri musicisti una profonda invidia, ritenendolo un bluff che trovano qualsiasi stratagemma per coglierlo in fallo. Mozart non cade nelle loro trappole, ma la messa in scena de La finta semplice viene rimandata. Su richiesta dell’ Arcivescovo viene rappresentata l’anno successivo.

Nel 1769 arriva il momento del suo viaggio in Italia. Secondo papà Mozart Amadeus non ha più l’età dell’ enfant prodige, quello che deve meravigliare di lui è come esegue e come scrive.

A fine Settecento l’Italia è sinonimo di Melodramma, una tradizione gloriosa qui nata un secolo prima, dal quale Mozart viene catturato. Sarà proprio in Italia che il genio Mozart , chiuso il capitolo del bambino prodigio, darà i primi straordinari bagliori, sarà il periodo più felice della sua vita.

Viene accolto da grandi musicisti, Sammartini a Milano, dove padre e figlio parteciparono a

feste, che fruttarono la commissione per Amadeus di un’Opera da rappresentarsi per il Natale “Mitridate Re di Ponto, su libretto del torinese Cigna-Santi; musicò Ascanio in Alba su versi di Giuseppe Parini e Lucio Silvadi Giovanni da Camera. A Bologna prese lezioni da padre Martini, all’Accademia filarmonica;a Firenze conosce Nardini. Giunsero finalmete a Roma dove li accoglir, non senza perplessità il cardinale Pallavicini.

Il racconto di uno degli storici prodigi di Amadeus è che dopo aver ascoltato una sola volta nella Cappella Sistina il celebre Miserere di Gregorio Allegri ( che non poteva venir copiato, né dato in lettura, pena la scomunica) lo trascrive tutto a memoria. I Mozart sono molto colpiti dalle bellezze di Roma e dal fasto della corte pontificia. In una lettera in italiano alla sorella Amadeus descrive le sue giornate, divise fra funzioni in chiesa, concerti, ricevimenti, composizione e per fortuna anche divertimenti. Si firmava scherzosamente “ Sono Wolfgango in Germania e Amedeo in Italia” e datava la sua lettera “Roma caput mundi ,il 25 aprile anno 1770 e l’anno prossimo 1771, davanti come dietro e doppio in mezzo”. Mozart si riferiva al fatto che il numero era palindromo, dimostrando una volta di più il gusto per i numeri e per l’enigmistica.

E l’ora di Napoli, sulla quale, sul Vesuvio, sui reali, Amadeus racconta le sue impressioni in una lettera alla sorella “ Qui il popolo, i ‘lazzaroni’, ha un capo che riceve ogni mese dal re 25 ducati d’argento solo per tenere l’ordine fra i ‘lazzaroni’”. A Napoli assistono all’Opera di Jommelli “Armida innamorata” che lui ritiene “bella, ma troppo seria e vecchia per il teatro”.

Mozart a Napoli in un dipinto di Pietro Fabris

L’Italia per Amadeus è il paese dei sogni. Al suo ritorno a Salisburgo, dove lavita diviene sempre più insopportabile, scrive in una lettera a Padre Martini:” Quante volte dal desiderio d’esser vicino a voi . Vivo in un paese dove la musica ha poca fortuna”.

Passa il tempo a scrivere musica sacra e profana, mottetti e litanie, sonate e concerti.

Qui viene in urto con l’arcivescovo e lascia il servizio come violino di spalla alla Cappella. Urge il bisogno di guadagnare e quindi non gli resta che esibirsi come virtuoso, suonatore ovunque e di tutto: passa dall’organo al violino, dal violino al clavicembalo.

Gli amici lo esortano a ritornare a Parigi, ma nel frattempo a Mannehim si innamora della cantante Aloysia Weber. La famiglia è nell’indigenza e il padre lo richiama alla triste realtà: torna a Parigi, qui muore la madre che lo accompagna. Ma la sua avversione per i francesi è irriducibile, così scrive:

Se la gente a Parigi avesse orecchie e cuore per sentire e quel minimo indispensabile d’intelligenza e di buon gusto per la musica, io mi riderei di tutto. Ma sono circondato di bruti e di imbecilli…”

Nel 1781 rappresenta l’Idomeneo composto per il teatro di Monaco; nello stesso anno scrive Ilratto del serraglio. Si stabilisce a Vienna senza incarichi professionali fissi e nel 1782 sposa Costanza Weber, sorella di Aloysia, contro la volontà paterna: qui conduce una vita di privazioni.

I momenti di successo e di un certo benessere economico, coincidono con le rappresentazioni delle sue opere: Le Nozze di Figaro, ben accolta a Vienna, e il successo trionfale a Praga del Don Giovanni.

ASCOLTO Ouverture da Le Nozze di Figaro https://www.youtube.com/watchv=pb1tlh9xn38

Non più andrai, farfallone amoroso” https://www.youtube.com/watch?v=bKBGRO-GYYo

dal Don Giovanni “Là ci darem la mano” https://www.youtube.com/watch?v=iJnJjpMdT3Y

Intanto la fama di Mozart si spande rapidamente, ma aumenta anche la sua miseria. La

situazione peggiora per una malattia della moglie, ma negli ultimi tre anni scrive la sua maggiore produzione: le ultime tre Sinfonie, scritte in tre settimane, Così fan tutte, Il flauto magico, La clemenza di Tito: il Requiem che resterà incompiuto.

ASCOLTO Sinfonia n. 25 in sol min K183 https://www.youtube.com/watch?v=ApvqOhbsriA

Sinfonia n. 35 in re mag K385 https://www.youtube.com/watch?v=yw92MJruqsk

Muore nel 1791 a Vienna, di nifrite cronica, ma anche di sfinimento per essersi sottoposto ad un lavoro intenso sin da bambino.

Sinfonia n. 38 in re mag K504 https://www.youtube.com/watchv=xkN8UFNVVOo

Sinfonia n. 40 in sol min K550 https://www.youtube.com/watch?v=qzBwa2jI1Oc

Sinfonia n. 41 in sol min K551 https://www.youtube.com/watchv=WRf70SaNCok

49 Sinfonie: composte tra il 1764 e il 1788, mostrano l’evoluzione strumentale di Mozart e la maturazione del suo genio. Nelle prime evidente è l’influenza di Bach, le ultime lsciano presagire Beethoven, per l’intensità espressiva, il carattere energico dei temi l’armonia più evoluta.

La n. 25 ,compendia già la vasta esperienza e maturità del compositore.

La n. 35 “Haffner”, composta come serenata su preghiera del padre e poi rielaborata come Sinfonia fu destinata a festeggiare il borgomastro di Salisburgo “Haffner” in occasione del conferimentodi un titolo nobiliare.

La n. 38 “di Praga”, l’Adagio è ricco di contrasti e di sviluppi ora drammatici, ora pieni di mestizia; l’Allegro prelude a sviluppi grevi di espressione; l’ Andante di carattere pastorale; la presenza del Minuetto e il Presto dove riprende l’allegro iniziale.

La n. 40, è pervasa da uno spirito di intima mestizia. Si conclude dolorosamente come s’era iniziata, canto amaro e sublime di un uomo che sembra presentire l’immatura fine.

La n. 41 “Jupiter”, Classicamente protesa a coronamento dellaproduzione sinfonica di Mozart, illuminante affermazione difede razionale, imponente testamento spirituale d iun artista grandissimo.

17 Sonate per pianoforte, 5 a quattro mani, 5 fantasie, variazioni e piccoli pezzi

ASCOLTO Sonata per 2 pf, K.448 https://www.youtube.com/watch?v=9iePyP2HOr8

pianisti Daniel Barenboim & MarthaArgerich

Sonatas K282, K545, K310 https://www.youtube.com/watch?v=qknbWY_i_1A

pianista Sviatoslav Richter

Wolfgang Amadeus Mozart, di formazione “europea” operò in un ambiente ricco di stimoli e più che mai atto a valorizzarne il suo genio. In lui convengono le esperienze di più civiltà musicali: i lunghi viaggi lo portarono a contatto con la musica francese e il suo aggraziato rococò , con la scuola italiana e il relativo “bel canto” allora più che mai imperante, con la tradizione barocca tedesca e la scuola di Mannehim. Tutte queste esperienze furono assorbite dal giovane Mozart che seppe intuitivamente sceverarne gli elementi più caratteristici che plasmò e fuse nella sua inconfondibile personalità.Partito dall’opera italiana, iniziò l’opera tedesca, dando via ad un genere che nel secolo successivo raggiungerà grande splendore.

Mozart è l’unico musicista che sia riuscito ugualmente grande in tutti i generi: religioso e profano, teatrale e strumentale.
Le opere teatrali si distinguono da quelle dei contemporanei per l’equilibro fra la libertà dell’invenzione musicale e le esigenze drammatiche delle vicende rappresentate.Le arie, i concertati, i cori, irecitativi esprimono fedelmente i sentimenti, ma sono al tempo stesso brani di rara bellezza vocale ed orchestrale.

Nella musica strumentale non introdusse sostanziali innovazioni di forma; egli adottò lo schema di Haydn, senza apportarvi modifiche. La scrittura per orchestra è più densa di quella haydniana. Ispirandosi al quartetto d’archi, Mozart creò il quintetto e il quartetto con pianoforte.

La sua arte si sviluppò in tre periodi: il primo di assimilazione, il secondo di ricerca stilistica, l’ultimo di massima espressione, anche quando i dolore rende più tormentate le sue esperienze umane ed artistiche.

K* Ogni composizione di Mozart è normalmente contrassegnata con un K seguito da un numero. Si tratta della numerazione data alle opere da L. Von Kochel (da cui deriva l’abbreviazione K) nel suo catalogo pubblicato per la prima volta nel 1862.Nei programmi dei concerti viene conservata la numerazione tradizionale della prima edizione, l’abbreviazione KV, che sta per Kochel-Verzeichnis, cioè catalogo Kochel.

Video tratto dal film Amadeus https://www.youtube.com/watch?v=Cy10pGVmc20

Amadeus, il film
Musica classica

IL LABORIOSO BACH

Johan Sebastian Bach

a cura di GIOVANNA FERRO

Un grande musicista tedesco finchè visse fu conosciuto e stimato più come esecutore, improvvisatore sull’organo ed insegnante, che come compositore. Dopo la sua morte grazie a Johann Nikolaus Forkel con la sua biografia e a Mendelssohn che riesumò la Passione secondo Matteo, la sua musica e la sua figura divennero un “culto”.

Sto parlando di Johan Sebastian Bach, che con Georg Friedrich Haendel parlerò nel rappresentano il momento culminante della Musica Barocca.

Il Barocco è un movimento culturale che abbraccia un periodo che va dal 1600 al 1750, circa. Coinvolge le arti figurative, ma anche la musica, la letteratura e la filosofia.

Sull’origine del nome c’è chi lo fa derivare dal francesebaroque, che significa “bizzarro” e chi dal portoghesebarocco, nome dato a una perla irregolare.

Questo periodo è caratterizzato dal grande sviluppo della musica strumentale : la scrittura rigorosamente polifonica, in cui tutte le voci hanno la stessa importanza; si afferma la monodia accompagnata e l’incontro delle parti in senso verticale che determina lo sviluppo dell’armonia.

Nato con la monodia accompagnata si sviluppa il basso continuo: una linea più grave di una composizione(scritta in chiave di basso), sopra la quale gli strumenti con possibilità polifoniche (organo, clavicembalo, chitarrone e simili) realizzavano estemporaneamente, durante l’esecuzione, gli accordi adeguati (l’armonia appunto)

Parallelamente alla musica strumentale, si affermano in campo vocale i generi
dell’oratorio, della cantata e del melodramma.

La vita di Johan Sebastian Bach è quella di un onesto e laborioso organista tedesco del nord.

Nasce a Eisenach (Turingia) nel 1685, discendente da una famiglia di musicisti, ebbe due mogli e venti figli. Morì a Lipsia nel 1750

La sua immensa produzione musicale fu messa assieme con un lavoro assiduo e tutte le sue opere rispondono ad uno scopo preciso. Egli coltivò tutti i generi musicali, eccetto il teatro. Composizioni sinfonico-vocali: Oratorio di Natale e di Pasqua; la Passione secondo San Giovanni, la Passione secondo San Marco e la Passione secondo San Matteo, quest’ultima la più conosciuta, opera grandiosa, su testo di Picander, in cui sono impiegate tutte le forme vocali, dall’Aria col da capo* al corale luterano*: il testo è spesso inframmezzato da commenti delle azioni dettate dal Vangelo.

Bach scrisse molto per organo durante gli anni giovanili, ma il suo nome resta legato alla forma della Fuga: con la risposta alla quinta e l’intreccio contrappuntistico*; le fughe del Clavicembalo ben temperato , due raccolte ognuna di 24 Preludi e fughe, sono esempi perfetti di altissima espressione artistica . Nello stile di Bach notiamo che la melodia è usata con la più grande arte del contrappunto, l’armonia è sempre essenziale e ricca di trovate cromatiche, il ritmo ha grande rilievo. Questa raccolta è’ un esempio di musica a scopo didattico, di alto valore tecnico e spirituale. Della sua produzione musicali fanno parte :Suite, Invenzioni, Partite, Fantasia cromatica e fuga, Variazioni Goldberg.

I 6 Concerti Brandemburghesi rispecchiano l’attrattiva che ebbe di Vivaldi nella struttura del Concerto grosso*; Concerti per clavicembalo, Suite per orchestra e altro ancora nel suo vastissimo repertorio. Due opere teoriche l’Offerta musicale e L’Arte della fuga.

In Bach confluiscono le due scuole organistiche della Germania del nord e quella del sud: la prima un’arte severa, la seconda amava i forti contrasti di colori e di ritmo. Maestro della polifonia, il suo stile è intimo, il quale riassume tutta l’arte contrappuntistica del passato.


_ASCOLTO : https://www.youtube.com/watch?v=Cwas_7H5KUs

Variazioni Goldberg eseguite da Glenn Gold

C’è un aneddoto che racconta l’origine di questa composizione per clavicembalo: il nome viene ricondotto al clavicembalista Johann Gottlieb Goldberg, brillante allievo di Bach, che era al servizio del conte Hermann Carl von Keyserling, il quale, soffrendo d’insonnia, chiese a Bach di comporre per lui una serie di variazioni per allietare le notti insonni.

“Ci sono tutti i pianisti del mondo, poi c’è lui. Era di una coerenza spietata rispetto alla descrizione della genialità. Era canadese, pieno di manie e un pianista come nell’ultimo mezzo secolo non se n’erano mai visti: era Glenn Gould.” (cit.)

_ASCOLTO : https://www.youtube.com/watch?v=h1mzBccy3a8

Passione secondo Matteo Un ampio ventaglio di sentimenti e situazioni umane, grazie a una musica capace di strepitosa evidenza rappresentativa. E’ la trasposizione musicale dei capitoli 26 e 27 del Vangelo secondo Matteo nella traduzione tedesca di Martin Lutero, inframezzata da corali e arie su libretto di Picander. Come una scultura che prende vita, un monumento della storia musicale prende corpo sulla scena. Composizione sacra di Johann Sebastian Bach.

*Aria col da capo -L’aria col da capo si basa su due strofe di versi, la prima delle quali ripetuta alla fine dell’aria

*Corale luterano-forma musicale, tipica degli inni religiosi e diffusa nella Chiesa luterana tradotti in tedesco

*Contrappuntistico -deriva dal latino punctum contra puctum, cioè punto contro punto, nota contro nota , ed è l’arte di sovrapporre due o più linee melodiche secondo principi e regole, legate alla tradizione musicale occidentale.

* Concerto grosso – un dialogo fra un piccolo gruppo di solisti, detto concertino o soli, e l’intera orchestra, detta , tutti o, appunto, concerto grosso.

_ASCOLTO : https://www.youtube.com/watch?v=83wY_IegKqU

6 Suite per violoncello solo BWV 1007-1012 eseguite da M. Rostropovich

– Queste suite sono una parte essenziale del repertorio per violoncello, innanzitutto per le loro qualità musicali, in cui Bach evidenzia tutte le possibilità polifoniche dello strumento.

Il grande pubblico conosce Mstislav Rostropovich come l’artista che l’11 novembre 1989 suono’ il violoncello davanti al muro di Berlino che crollava per festeggiare la fine della guerra fredda. Gli appassionati di musica, che frequentano i concerti, lo conoscevano invece per la sua straordinaria maestria di violoncellista (il piu’ grande del nostro tempo), applaudito nei cinque continenti, dove ha suonato instancabilmente per anni. (Ansa it)

”Quel maledetto muro – disse Rostropovich – ha diviso la mia vita, e’ stata una lacerazione per il mio cuore. Nel 1974 l’Unione Sovietica mi ha buttato via come uno straccio, prima di allora non potevo suonare a Berlino Ovest, dopo non potevo andare a Berlino Est. Quando il muro e’ crollato la mia vita si e’ riunita. Non volevo suonare per la gente, ma per ringraziare Dio di quello che era accaduto. Quando sono arrivato li’ ho dovuto chiedere in prestito una sedia ad un abitante di Berlino. Ho suonato arie con accordi maggiori perche’ ero felice, la mia vita si era riunita. Poi ho visto un giovane ed ho pensato che per quel muro erano morte molte persone. Allora ho suonato un’aria in re minore. Alla fine quel giovane si e’ messo a piangere” (Ansa it)

Musica classica

L’ORCHESTRA

a cura di GIOVANNA FERRO

Quando si parla di Musica Classica si pensa subito alla cosiddetta musica “colta“, musica “seria“, musica “d’arte“; atmosfere infrangibili di sale da concerto, teatri, quasi come fossero musei.

La Musica Classica é uno stile: lo stile è quello della musica “esatta”, cioè musica scritta esattamente per come deve essere eseguita: note, ritmo, strumenti, voci, sarà l’esecutore o il direttore d’orchestra a deciderne la dinamica, ma la partitura resta la stessa. La musica “stabile”, la musica “immutabile” , quella musica in cui i compositori cercavano di raggiungere la perfezione nelle forme delle loro composizioni.

L’evoluzione dell’Orchestra

Fino al Medioevo la musica strumentale ha scarsa importanza, poiché fino ad allora prevale nettamente la musica vocale sacra, tanto che l’uso di strumenti musicali è bandito dalla chiesa, eccezion fatta per l’organo. La musica profana, invece, si serve spesso di piccoli gruppi strumentali per accompagnare i canti e le danze, ma l’idea di “orchestra” non esiste ancora.

Intorno al Seicento gli strumenti cominciano ad acquistare importanza e a volte si staccano dal ruolo di semplici accompagnatori per divenire protagonisti. Il musicista Claudio Monteverdi (1567-1643) è stato il primo a riunire tutti gli strumenti allora esistenti e a formare la prima “orchestra”, nella quale gli archi hanno un ruolo predominante.

Alla corte del Re Sole, Luigi XIV, in Francia, il compositore Giovanbattista Lulli (1632-1687) aumenta l’organico strumentale, inserendo gli strumenti a fiato e i timpani.

In Italia si sviluppa il “concerto grosso”, che prevede l’orchestra divisa in due gruppi: il “concertino”, un piccolo gruppo di solisti, e il “ripieno”, che dialoga con i solisti creando contrasti dinamici.

Nel Settecento si definisce la conformazione dell’Orchestra classica, con un organico strumentale di 25 elmenti, con un maggior equilibrio tra fiati e archi.

A questi 25 elementi il musicista Franz Joseph Haydn (1732-1809) aggiunge clarinetti, trombe, tromboni e timpani , per un totale di 33 elementi.

Anche Mozart(1756-1791) si serve di orchestre simili, mentre Beethoven (1770-1827) apporta dei cambiamenti relativi non tanto alla quantità, bensì alla espressività degli strumenti: dà maggiore importanza ai fiati, ai timpani, usa la grancassa e altri strumenti a percussione, aumenta l’estensione melodica degli strumenti ad arco verso i suoni gravi.

L’Orchestra romantica, quella usata dai compositori dell’Ottocento dopo Beethoven, viene arricchita considerevolmente con nuovi strumenti fino a raggiungere un numero di 80-90 elementi.

Secondo il musicista Hector Berlioz (1803-1869), autore di un importante Trattato di strumentazione, l’orchestra ideale doveva essere composta di ben 467 strumenti, di cui 120 violini.

Ma è con Richard Wagner (1813-1883), il grande compositore tedesco, che l’orchestra romantica assume proporzioni grandiose e diventa un enorme strumento espressivo.

In essa vengono sfruttate tutte le possibili combinazioni timbriche per ottenere sonorità nuove; ogni strumento acquista rilievo e viene sfruttato al massimo delle sue capacità espressive-sonore; le sezioni strumentali si frazionano in gruppi sempre più piccoli, quasi a renderla un insieme di strumenti solisti.

Dopo Wagner il sinfonista Gustav Mahler (1879-1964), uno degli ultimi grandi compositori del tardo romanticismo, si serve di orchestre ancora più numerose, anche 140 elementi, come nella sua VII Sinfonia.

Ma agli inizi del Novecento si fa strada una decisa reazione alle esagerate proporzioni che l’orchestra andava assumendo ed ecco che compositori come Igor Stravinskij (1882-1871), Alban Berg (1885-11835), Arnold Schonberg (1874-1951) e altri, tornano ad usare complessi ridottissimi, talvolta con l’eliminazione di tutti gli archi, per ricercare un’espressione musicale più intima e più “pura”.

Nella ricerca orchestrale contemporanea, anche il “rumore” entra a far parte del discorso musicale: si usano strumenti non tradizionali, le percussioni sono ampliate con i più vari oggetti sonori e vengono utilizzati suoni prodotti con strumenti elettronici.

Ascolto – Guida del giovane all’Orchestra (Variazioni e fuga su un tema di Purcell) op. 34 di Benjamin Britten

Questo brano scritto nel 1946 ci guida a capire la funzione dei singoli strumenti. I suoni sono eseguiti dai diversi strumenti di 100 musicisti; ognuno esegue qualche nota a caso come se parlassero tutti insieme.

Questi suoni sono un po’ come le lettere dell’alfabeto, gli elementi di cui è composto il linguaggio della musica. Ogni strumento è un attore che ha una parte da recitare e un racconto da narrare. L’inizio di tutto è un’idea: chi scrive musica sa trasformare le proprie idee in suoni. Quando poi lega in fila certi suoni ne nasce una bella melodia.

L’Orchestra Sinfonica è di grandi dimensioni e può comprendere gli strumenti di tutte le famiglie:

Archi: violini, viole, violoncelli, contrabassi; arpa.

Legni: fagotti, controfagotto, oboi, clarinetti, corni inglesi, flauti traversi, ottavini.

Ottoni: corni, trombe, tromboni, tuba.

Percussioni: timpani e percussioni varie.

Laddove è previsto dalla partitura: il pianoforte.

Chi tiene insieme tutto questo è il Direttore d’Orchestra.

In senso moderno, come interprete musicale, nasce nell’Ottocento: al direttore è richiesta una conoscenza approfondita sia dell’estensione degli strumenti e della partitura d’orchestra, sia del carattere e dell’atmosfera espressiva dell’opera da eseguire.

E’ lui che “interpreta” la musica seguendo le indicazioni della partitura sul leggìo e far capire agli esecutori il giusto andamento col quale devono eseguire obbedendo a ciascun gesto della sua bacchetta.

Riccardo Muti

Ogni musicista conosce molto bene la propria parte e non può concentrarsi sulla propria e allo stesso tempo su tutte le altre. In sostanza il direttore d’orchestra  è l’unico che conosce ciò che suona ogni singolo momento, deve capire lo spirito di colui che ha scritto la musica, immedesimandosi con esso, calarsi nel periodo in cui è vissuto.

Ecco perchè una stessa partitura, eseguita magari dalla stessa orchestra, può avere interpretazioni molto diverse tra loro a seconda del direttore che dirige.

Il Direttore d’orchestra in sintesi è soprattutto un “interprete espressivo” che deve saper cogliere ciò che il compositore ha voluto esprimere.

Ma il lavoro del direttore non è solo quelloche guida gli orchestrali solo al momento dell’esecuzione in pubblico. Il lavoro vero, quello più difficile e faticoso, inizia molti mesi prima, in cui cura nei minimi particolari l’organizzazione orchestrale. Questo lavoro di preparazione, di prova, è chiamato “orchestrazione”.

Egli è il responsabile della magia che si crea in sala, colui che dà il colore, l’elemento che filtra la musica attraverso il suo sentire e la esprime con il suo corpo, coniugando tecnica ferrea ed emozione. Dunque è il Direttore che crea l’armonia, quella sintonia perfetta che esiste tra lui, l’orchestra, il coro ed i solisti.

Dirigere può farlo anche un asino. Ma fare musica è un’altra cosa” ArturoToscanini  

Ascolto : https://www.youtube.com/watch?v=t132rQ6i_zU

La prima cosa che chiedo ai giovani: conoscere la composizione, poi saper suonare il pianoforte e avere un buon bagaglio culturale sono le tre cose essenziali se non vuoi essere un vigile urbano ma trasmettere una idea musicale” Riccardo Muti

Ascolto : https://www.youtube.com/watch?v=4DRXk289RZk

Orchestra Sinfonica
Musica classica

LA SCRITTURA MUSICALE

a cura di GIOVANNA FERRO

La scrittura musicale o notazione nasce dall’esigenza di tramandare le melodie dei canti cristiani.

Fino circa al IX secolo i canti venivano tramandati mnemonicamente, senza l’aiuto di alcuna scrittura. Solo se si conosceva la melodia si poteva cantarla, altrimenti non vi erano supporti.

Il primo sistema di scrittura musicale documentato e interpretato è stato quello greco, che ha visto due fasi distinguibili: una notazione greca strumentale che si serviva di segni, lettere di un alfabeto arcaico che potevano assumere tre posizioni (dritta, rovesciata e orizzontale) per indicare le note ; altro era un sistema vocale , che utilizzava una lettera dell’alfabeto ionico per ogni suono, senza distinzioni di posizione.

L’alfabeto ionico fu introdotto ad Atene da Archino nel 403/402 a.C., sotto l’arcontato di Euclide, e di lì si diffuse nel resto della Grecia, soprattutto in età ellenistica. 

I romani lo adottarono questo sistema, ma sostituirono le lettere greche con le prime quindici dell’alfabeto latino.

Verso il X secolo Oddone di Cluny venerato come santo dalla Chiesa cattolica, fu il secondo abate dell’abbazia di Cluny e fu tra gli artefici della riforma cluniacense, applicò la notazione alfabetica al sistema dei greci.

La prima scrittura medioevale detta chironomica, poteva essere utilizzata solo da chi conosceva già i brani musicali, in quando chi dirigeva col solo gesto della mano, oltre a dare indicazione del tempo, mostra l’andamento ascendente o discendente della musica.

Parallelamente a queste notazioni alfabetiche, nel medioevo, nacque e si sviluppò la notazione neumatica, che si basava sui simboli grafici degli accenti acuto e grave del linguaggio parlato: questi segni vennero chiamati neumi. I primi segni furono molto semplici e generici: un accento acuto ( / ) dava l’idea di una melodia ascendente, un accento grave ( \ ) dava l’idea di una melodia discendente. I neumi in un primo tempo erano collocati direttamente sopra le sillabe del testo da cantare.

La notazione neumatica ebbe uno sviluppo estremamente differenziato nei vari paesi europei e l’unificazione delle diverse scritture neumatiche avvenne con la notazione quadrata, invece quella diastematica introdusse il concetto di altezza con due linee, una per il Fa e una per il Do.

Il monaco benedettino Guido D’Arezzo (995-1050) può essere definito il fondatore della moderna notazione musicale. A lui spetta il merito di aver definito un insieme di quattro linee, chiamato tetragramma, dal greco tetra/quattro e gramma/linea, che potevano essere attraversato verticalmente da stanghette per dividere tra loro le frasi musicali.

Inoltre fissò i nomi di sei suoni con le sillabe Ut RE MI FA SOL LA , tratte dalle sillabe iniziali dei versi di un Inno composto nell’VIII secolo da Paolo Diacono: l’ Inno a San Giovanni.

UTqueant laxis REsonare fibris MIra gestorum FAmuli tuorum SOLvi polluti LAbii reatum

Sancte Joannes

Affinchè i tuoi servi, a gola spiegata, possano esaltare le tue gesta meravigliose, togli, o San Giovanni, ogni impurità dalle loro labbra”

La nascita del vero e proprio rigo musicale risale al sec. XI, quando Guido d’Arezzo propose l’adozione del tetragramma (rigo di quattro linee), che poteva essere attraversato verticalmente da stanghette per dividere tra loro le frasi musicali. Con questo tipo di notazione si poteva indicare con precisione lo svolgimento della melodia dal punto di vista dell’altezza. Rimaneva da definire la durata. Nel gregoriano il ritmo era sostanzialmente affidato all’orecchio, che, con una certa libertà, seguiva gli accenti delle parole. Con la nascita della polifonia questa libertà non poteva più esserci.

I segni scritti offrono di conservare la musica nel tempo, e di trasmetterla a distanza nello spazio. Noi non potremmo oggi ascoltare composizioni del Medioevo o del Rinascimento o dell’Ottocento se non ci fossero rimaste le partiture che ci permettono di leggerle e riprodurle. La scrittura serve dunque ad assicurare la durata di un prodotto della espressività umana che diversamente, affidato ai soli mezzi della memoria, tenderebbe ben presto ad alterarsi e a svanire. Contemporaneamente, la scrittura permette a chiunque, anche se non ha sentito l’esecuzione originale, di conoscere la composizione e di suonarla o cantarla.

Musica classica

I BAMBINI E LA MUSICA

a cura di GIOVANNA FERRO

Fin da piccolo il bambino ha fatto l’abitudine ad una quantità di forme della comunicazione legate al corpo: sente battere le mani o i piedi, sospirare o dare colpetti di tosse, giocherellare con la bocca. Per non parlare della forma più comune e quotidiana: l’insieme dei tratti musicali del parlare: intonazione, intensità, velocità, pause, timbro di voce.

Onomatopee, vocalizzazioni, interiezioni, precedono nella vita del bambino le espressioni propriamente verbali.

Tutte queste forme di esperienza sonora, dai rumori, ai versi degli animali, ai segnali acustici, dalla musica del cartone animato o dalla pubblicità ai tratti musicali del parlato, vengono a costituire un vero e proprio immaginario sonoro, diventano insomma a loro volta “materiali d’uso”, che il bambino impara subito ad usare in proprio: con la voce, con il corpo, con i mezzi sonori che trova e cerca intorno a sè.

Prima ancora di aprire il bambino al godimento della musica, è la sua sensibilità sonora che va sollecitata. Solo una persona capace di prestare attenzione al suono, capace di rispettarlo, di apprezzarlo, di coglierne le sfumature, con la percezione e con l’intelletto, di viverne la carica emotiva, potrà accedere a quello straordinario sistema di simboli, a quella palestra di sentimenti, a quel patrimonio di cultura che sono le musiche.

Solo un orecchio educato potrà ritrovare dentro di sé, e comandare alla propria voce, o alle proprie mani, il suono desiderato.

Cantare, suonare, inventare musica, capirla: sono altrettanti pilastri dell’educazione musicale, che rischiano però di franare se non poggiano sulle comuni fondamenta dell’educazione audiopercettiva.

Le teorie della pedagogista Maria Montessori e del didatta del violino Shinichi Suzuki sono note in tutto il mondo e il loro valore oggi in Italia è ampiamente riconosciuto dopo molti decenni di indifferenza e disinteresse.

Queste due grandi personalità vissero nella stessa epoca storica e, sebbene non esistano testimonianze di una loro diretta conoscenza, certamente respirarono in Europa lo stesso clima di grande fervore riguardo al rinnovamento dei metodi educativi.

Montessori e Suzukisostengono entrambi “la centralità dell’apprendimento musicale nei bambini e, soprattutto, che non si possa distinguere tra bambini dotati o meno: ciascuno alla nascita possiede dei talenti che si possono sviluppare se lo permette l’ambiente in cui crescono.

L’ambiente, secondo Maria Montessori, è caratterizzato da un diffuso potere educativo in grado di proporre situazioni molteplici e differenziate per permettere al bambino di sperimentare, confrontarsi e apprendere. Riteneva, inoltre, l’educazione musicale parte integrante del suo ideale di educazione. Diceva che vi è l’ esigenza di offrire a tutti i bambini una formazione musicale, perché la mancata educazione al gusto musicale genera individui privi di sensibilità, non solo verso la musica, ma verso tutto ciò che è espressione e comunicazione.

Secondo Suzuki, in linea con Montessori, “ le condizioni ambientali favorevoli e una educazione attenta non costituiscono soltanto una base preziosa, ma procurano ai bambini un vero benessere e sono una promessa di luce e di speranza per il futuro dell’umanità”.

Entrambi descrivono l’esistenza di una sorta di istinto-guida, presente sin dalla nascita, una spinta vitale che porta ad agire.

Roberto Goitre, un didatta del secolo scorso, pioniere del rinnovamento dell’insegnamento della musica in Italia e strenuo sostenitore dell’educazione precoce del bambino attraverso la pratica del canto corale, sosteneva infatti che sin dall’infanzia, la musica avrebbe dovuto far parte di quel progetto formativo generale, il contenitore naturale e istituzionale del quale doveva essere la scuola.

In tale progetto, la pratica corale avrebbe dovuto svolgere un ruolo principale, perché nell’ambito della didattica musicale, essa è la disciplina piú altamente formativa della psiche e dell’intelletto umano.

Dall’armonia della voce nasce l’armonia dello spirito. Non a caso, i filosofi greci, latini e medievali facevano coincidere l’armonia degli astri con l’armonia dei suoni musicali. E l’armonia musicale, specie se espressa col canto, abitua all’ordine e al rigore; sviluppa l’armonia di tutte le manifestazioni umane, nello spirito come nell’intelletto; insegna a essere modesti, consapevoli delle proprie risorse e umili.

Secondo gli studi di Edwin E. Gordon durante i primi cinque anni di vita i bambini devono essere esposti a diversi tipi di musica in modo che possano imparare a comprenderne il linguaggio. I bambini imparano ad esprimersi musicalmente proprio mentre imparano a parlare e ad emettere dei suoni con la voce.

La possibilità di praticare la musica nella ricca gamma di attività e gioco che essa offre, ma anche l’immergersi in un ambiente sonoro significativo e stimolante, arricchisce il percorso di crescita e permette di valorizzare i potenziali dell’innata musicalità appartenente a ciascuna persona.

Le scoperte, via via maturate, offrono al bambino criteri per dare forma alle proprie invenzioni sonore, in assolo e d’insieme, con la voce, con strumenti, con oggetti diversi.

I genitori possono essere i primi a guidare i bambini verso l’ascolto della musica, in modo completamente informale e in seguito gli insegnanti potranno intervenire in modo più strutturato. La tipologia della musica che i bambini ascoltano varia, ovviamente, in base all’ambiente culturale in cui vivono. I bambini tendono ad assorbire e ad abituarsi alla musica che li circonda, tanto che quella diventa la musica per loro familiare.

L’imitazione musicale, dopo l’ascolto, è il primo passo importante che porta i bambini ad imparare ad esprimersi musicalmente in autonomia.

La Musica altro non è che un insieme di suoni organizzati nel tempo, ma è anche sentimento, è rabbia, è dolore, è tristezza e può diventare qualsiasi altra cosa noi desideriamo.

La Musica è corporeità e movimento, suono e voce.

La Musica è l’esplorazione di sé e dell’altro.

La Musica è un linguaggio in trasformazione nello spazio e nel tempo.

E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica.” Friedrich Nietzsche

Ma la Musica è anche “resurrezione

Un progetto sociale e musicale, “sistema Abreu”, messo a punto 32 anni fa in Venezuela da Josè Antonio Abreu, sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti, a cominciare da Claudio Abbado, ha strappato i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine.

Suonare in un’orchestra”, spiega infatti il Maestro Abreu, “è molto di più di studiare la musica. Significa “entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente”, perseguire insieme uno scopo. Ecco perchè cambia la vita.”

Una lezione che Antonio Abreu ha appreso da suo nonno, un italiano che arrivava dall’isola d’Elba. “Mio nonno, Antonio Anselmi Viberti, era un musicista, il direttore della Banda dell’Isola d’Elba, ed è arrivato in Venezuela nel 1897, portando con sè 46 strumenti a fiato. A Monte Carmelo, dove si era stabilito, ha fondato una banda musicale. Si occupava anche degli arrangiamenti: trascriveva Verdi, Rossini…“.

Il sistema Abreu https://www.youtube.com/watch?v=JxcLk4uJaIk

Ho voluto insegnare la musica ai bambini perchè sono un musicista” dice il Maestro, “e non mi piaceva che la musica fosse ridotta a un passatempo per le minoranze, fosse diventata qualcosa d’elite. All’inizio il mio era soltanto un progetto sociale per i bambini poveri, ma l’entusiasmo con il quale è stato accolto mi ha spinto a farlo diventare un vero e proprio progetto musicale”.

Musica classica

Lo spirito eclettico di Franz Lizst

a cura di GIOVANNA FERRO

Franz Liszt |
Franz Liszt

A parte il dramma, nessuna arte richiama tante folle quanto la Musica, cui partecipano in numero sempre maggiore molti praticanti. […] La musica non limita le sue mervigliose manifestazioni a opere per le masse: va incontro alle più diverse necessità della nostra anima e le colma di tutte le impressioni di cui è capace. Non si farà sfuggire nessuno degli stati d’animo di noi stessi […]. Essa partecipa alla vita esteriore e chiassosa come a destino delle singole anime, ai loro dolori e alle loro gioie, risuona nel tempio come nel bosco. Col suono dei ricordi, il risonante richiamo di guerra, vessillo di un’intera nazione o simbolo di un amore segreto, essa risuona attraverso la storia dei popoli, non resta estranea a nessun luogo e a nessuno.” Franz Liszt

Liszt fu uno dei musicisti più fervidi e attivi di tutto i secolo XIX.

Egli esercitò una estesa influenza, tra il 1830 e il 1880, sull’intera vita musicale europea.

Franz Liszt nacque a Doborjan, attuale Raiding, in Austria nel 1811. Il padre, di origine tedesca, amministratore del principe Estherhàzy e buon musicista, fu il suo primo maestro.

Fu un ragazzo prodigio: a nove anni si esibì in pubblico come pianista, e munito di una borsa di studio sottocritta da un gruppo di nobili ungheresi si trasferì a Vienna, dove si perfezionò sotto la guida di Czerny, per il pianoforte e Salieri per la composizione; a Parigi nel 1823 studia con Reicha contrappunto e con Paer, composizione.

Nel 1824 si fece conoscere come pianista a Londra, frequentò ambienti culturali e artistici, stringendo amicizia con Hector Berlioz e più tardi con Paganini e con Chopin.

Fino al 1830 visse dedito essenzialmente all’insegnamento, riprendendo poi l’attività di esecutore e compositore che lo impose ben presto all’attenzione dei pubblici parigini, viennesi, romani e di tutte le altre città europee.

Nel 1834 in casa di Chopin conobbe la contessa Marie d’ Agoult, colta e letterata, che scriverà romanzi con lo pseudonimo di Daniel Stern. Franz e Marie si stabilirono insieme a Ginevra: dalla loro unione, durata sette anni, nacquero tre figli. Iniziò una lunga ed intensa attività pianistica.

Liszt inventò il Recital: è il primo ad eseguire un concerto tutto di musiche pianistiche, il primo ad eseguire un intero programma a memoria.

La produzione pianistica di Liszt è sterminata e annovera , accanto a composizioni di impegno e di valore, una quantità di opere trascurabili. Molte di esse hanno conosciuto successive redazioni. Tra le composizioni tuttora eseguite: 3 raccolte di “Anni di pellegrinaggio”, Svizzera 1836, Italia 1838-39, e Le fontane di Villa d’Este; “24 Grandi Studi” dedicati al suo maestro Czerny, in segno di riconoscenza e amicizia; “12 Studi trascendentali”; “6 Studi d’esecuzione trascendentali da Paganini”; “6 Consolazioni”; “19 Rapsodie Ungheresi”.

Liszt pose le basi della moderna tecnica pianistica.

Ascolto Franz Liszt ‒ Années de pèlerinage II – Michele Campanella

Ascolto Franz Liszt ‒ 6 Consolazioni-Aldo Ciccolini

Franz Liszt nei suoi 12 Studi d’esecuzione trascendentale piega il suo virtuosismo tecnico all’evocazione dei moti dell’animo: hanno la capacità di gettare l’ascoltatore in un vortice emotivo paralizzante, fra l’angoscia, la malinconia e l’energia vitale, a tratti distruttiva, che risiede nell’eroe romantico.

L’ascolto è complesso, faticoso e meditativo, l’intensità emotiva conferisce all’intera opera un’aura magica, soprannaturale. Il grande virtuoso sfruttò al massimo le potenzialità dello strumento, ne esplora le possibilità timbriche, compone attraversando una vasta gamma di tonalità insolite e ardite.

La raffinatissima e complessa tecnica compositiva non è un ostacolo, ma anzi un veicolo di sentimenti ed emozioni che conducono l’ascoltatore al raggiungimento del più sublime e romantico stato dell’animo umano: la trascendenza

Ascolto Franz Liszt ‒Tanscendantal Etude ‘Appasionata’ – Seiong-Jin Cho

Ascolto Franz Liszt ‒Tanscendantal Etude-Miroslav Kultyshev

Nel 1831 Liszt ebbe occasione di ascoltare, in un concerto a Parigi, l’”infernale violinista” Nicolo Paganini, e restò profondamente colpito dalla virtuosità interpretativa del violinista genovese, virtuosità senza precedenti e sino allora senza eguali. Il pianista ungherese si sentì spinto ad emularlo, e per realizzare questo suo disegno ricostruì completamente la propria tecnica pianistica, cercando di trasportare sul pianoforte la “diabolica tecnica” paganiniana, anche per mezzo di «trascrizioni»; nacquero così i 6 Studi di bravura , di un’audacia e di una novità veramente prodigiose.5 costruiti su 5 Capricci, e l’ultimo sul Rondò “La campanella”.

Nel 1842, a proposito di questi Studi Schumann scriveva:

Non si può parlare di un puro riempimento armonico della parte di violino: il pianoforte agisce con altri mezzi che non il violino. Produrre effetti analoghi, non importa in qual modo, era il compito essenziale del trascrittore. Come Liszt conosca i mezzi e gli effetti del suo strumento ben sa chiunque l’abbia udito. E’ dunque del massimo interesse avere le composizioni del più grande violinista-virtuoso, Paganini, commentate dal più grande pianista-virtuoso del tempo, Liszt… Pare che Liszt abbia voluto riversare nell’opera tutte le sue esperienze e lasciare ai posteri i segreti del suo modo di suonare… “

Ascolto Franz Liszt ‒ Paganini/Liszt Etude 6-Alexander Lubyantsev

Ascolto Franz Liszt ‒Sogno d’amore(Liebestraum) Lang Lang

Nel 1847, dopo la fine della sua relazione con Marie d’Agoult, conobbe a Kiev la principessa Carolyne Sayn-Wittgenstein e si trasferì con lei in Polonia.

Nel 1848 Liszt si stabilì a Weimar, dove divenne Maestro di cappella, adoperandosi in favore della nuova musica tedesca, di cui fu considerato fautore e mentore.

Grazie all’impulso da lui dato la città divenne uno dei centri più attivi della cultura musicale europea: dirige le “prime” di Lohengrin e del Vascello fantasma di Wagner e del Manfred di Schumann; ripropone opere di Mozart, Beethoven, Schubert.

Risale a questo periodo la composizione dei Poemi Sinfonici e delle 2 Sinfonie.

Ascolto Franz Liszt ‒Hungarian Rhapsody n.2- Valentina Lisita

Ascolto Franz Liszt ‒ “Mazeppa” – Berezovsky

Il nucleo della produzione per orchestra è costituito dai 12 Poemi Sinfonici, dedicati tutti alla principessa Carolyne Sayn-Wittgenstein; 2 Sinfonie programmatiche Faust e Dante.

Tra i compositori del primo romanticismo fu Liszt quello che diede un apporto determinante allo sviluppo dell’orchestrazione. Nella sua opera curò specialmente l’individuazione solistica dei vari strumenti, nei singoli valori timbrici e nelle possibilità evocative delle situazioni.

La sua scrittura sinfonica è trasparente e leggera e si giova del frequente ricorso ai contrasti di colori e dinamiche; riversò, nei poemi, una ricca sensibilità e una ricca ispirazione.

La sua opera fu d’esempio e stimolo ai compositori contemporanei per la spregiudicatezza , la notevole novità e arditezza di linguaggio.

Ascolto Franz Liszt- Waltz da Faust-Nobuyuki Tsujii

Contrasti ed incomprensioni, nonché l’ostilità dell’ambiente, alimentata dal pretesto della sua unione con la principessa russa Carolyne che per lui aveva abbandonato i marito, nel 1859 lo indussero a dimettersi e a lasciare la città, e nel 1861 si trasferisce a Roma.

Qui Liszt ebbe una crisi di misticismo, ripreso dall’aspirazione alla vita religiosa che lo aveva già colto in gioventù, ottenne dal Papa gli ordini minori e diventò “l’ Abate Liszt”.

Giunge per me il momento («nel mezzo del cammin di nostra vita»), di liberarmi della crisalide del virtuoso e di lasciare libero volo al mio pensiero… Lo scopo di cui m’importa innanzi tutto e soprattutto, in quest’ora, è di conquistarmi un teatro per il mio pensiero, come l’ho conquistato in questi ultimi anni per la mia personalità d’artista.“  Franz Liszt

Anche la sua musica orchestrale risentì l’influsso delle diverse civiltà, da quella ungherese a quella francese, dalla tedesca all’ italiana

Listz superò la forma romantica creando nuove strutture, come il Poema-sinfonico e la Sinfonia a programma, dando l’avvio al secondo romanticismo.

Ascolto Franz Liszt- Les Préludes -Daniel Barenboim/ Berlin Philharmoniker

Ascolto Franz Liszt-Totentanz -Danza Macabra-Valentina Lisitsa

Nel 1869 Liszt abbandonò la solitudine romana e tornò a Weimar, dove si riconciliò con l’ambiente della corte. Riprese a girare l’Europa: dirige, compone, tiene corsi di interpretazione. Gli ultimi anni di vita li trascorse tra Roma, Weimar e Budapest dove fu nominato presidente dell’Accademia di Musica fondata nel 1875. Nel 1886 fu a Parigi e a Londra, ma a Bayreuth, dove si era recato per assistere a rappresentazioni wagneriane, Franz Listz muore, colpito da una forte polmonite.

Liszt at the Piano - Joseph Danhauser riproduzione stampata o copia dipinta  a mano e ad olio su tela

Liszt seppe dar voce ad una sua precisa istanza espressiva che lo qualifica come uno dei più significativi compositori romantici oltre che il più grande pianista di tutti i tempi.

Sarebbe un’illusione credere che si possa fissare sulla carta ciò che determina la bellezza e il carattere dell’esecuzione.“