Interviste

Notte insonne di CARLA MAGNONI

Notte insonne di Carla Magnoni su Amazon Music - Amazon.it

NOTTE INSONNE di CARLA  MAGNONI: una voce per le donne

intervista di GIOVANNA FERRO

   Con “Notte Insonne Carla Magnoni torna sulla scena musicale italiana dopo un lungo periodo di silenzio. Il singolo anticipa l’imminente nuovo album “Cento passi avanti” prodotto da Valter Sacripanti.

   Carla Magnoni, toscana di Chiusi, cantautrice, pianista, arrangiatrice ed autrice per sé e per altri, si dedica allo studio della musica classica sin da piccola, per poi passare allo studio del pianoforte moderno e armonia all’età di sedici anni.

   Scrive musica dall’età di undici anni e comincia a fare anche i primi arrangiamenti. Approfondisce gli studi in musica leggera, conseguendo diversi titoli importanti. Partecipa a vari contest, ma dal 2000 inizia ad avere i primi riconoscimenti in ambito musicale. Dal 2009 al 2018 è stata direttrice e arrangiatrice del gruppo vocale pop a cappella “SetteOttavi” con cui ha inciso due CD.

   Suona, oltre al pianoforte, chitarra e il sax contralto.

  Carla ha anche una laurea in Ingegneria ed ha lavorato presso una grande multinazionale, fino a quando la passione per la musica, suo primo amore, le fa abbandonare la professione per riprendere l’attività di cantautrice nel giugno del 2018.

Ed eccoci a Notte Insonne

“… è tutta colpa dell’amore

se mi sento un po’ distratta

dopo questa notte insonne

tutto sembra una disfatta…”

  Chi dopo una Notte Insonne non si sente un po’ folle, cullato dalla leggerezza, ubriacato di felicità e anche se fuori piove, dentro splende il sole. Una visione quasi fantastica dove la realtà diventa ingenuamente alterata.

   Uno stato che forse dovremmo portarci dentro più a lungo, lasciarlo sospeso per un po’, non solo dopo aver vissuto una notte magica d’amore.  

  Notte insonne è accompagnata da un videoclip diretto da AnimatorShama e dalla stessa Carla Magnoni, in cui animazione, ironia, ritmi diversi e voce portano una ventata di freschezza e di allegria.

   Ed è l’amore, nelle sue tante sfaccettature, che troveremo narrato in tutte le nove canzoni, scritte da Carla per il suo primo album “Cento passi avanti”.

  Brani arrangiati insieme a Valter Sacripanti, album in cui si annovera la presenza di musicisti di prestigio come Giuseppe Barbera, Giuseppe Tortora, Mario Gentili, Riccardo Ciaramellari, David Pieralisi e lo stesso Valter Sacripanti.

Conosciamola meglio Carla Magnoni:

  • Carla parlaci di te donna e della tua nascita artistica.

  Appartengo senza dubbio a quel genere di donna che ama le donne! Nel senso che ho sempre pensato che le donne non solo debbano avere gli stessi diritti e doveri degli uomini, ma che debbano anche essere trattate con profondo rispetto non fosse altro per quella capacità materna che le caratterizza. Con capacità materna non intendo solo la possibilità di mettere al mondo delle nuove vite, ma soprattutto quel sesto senso che le rende particolarmente empatiche, recettive e spesso protettive nei confronti degli altri.

Nella mia vita mi sono trovata sempre ad essere donna in mondi maschili, l’ingegneria è sicuramente un ambito maschile ma anche la musica lo è, soprattutto se parliamo di musicisti e non solamente di cantanti. Ho sofferto e ho lottato per vincere quel senso di diffidenza con cui iniziava un mio qualsiasi rapporto lavorativo (sia da ingegnere che da musicista) e ho capito che per avere 10 dovevo dimostrare di sapere 100… Comunque nell’album che uscirà a settembre ci sarà una canzone interamente dedicata alle donne.

La mia nascita artistica è avvenuta molto presto, così presto che non mi ricordo come sia avvenuto, nei miei primi ricordi di bambina già suonavo il pianoforte e già leggevo la musica. Mio nonno, che era un musicista, mi aveva messa a sedere sullo sgabello del piano appena aveva potuto. Ci aveva già provato con i suoi due figli e con i due primi nipoti senza successo, quando sono arrivata io non ci sperava più! Ho iniziato così, da bambina piccola, e non ho mai smesso.

   E’ stato difficile conciliare gli studi musicali con quelli universitari della facoltà di ingegneria?

  La facoltà di ingegneria non è proprio una passeggiata e ci sono stati dei periodi in cui purtroppo non lasciava tanto spazio alla musica, ma io ho sempre ripreso e ho sempre continuato a suonare nei locali anche perché questo mi permetteva di guadagnare qualcosa ed essere più indipendente dai miei genitori.

  Alla fine ha prevalso la musica: perché? Cosa vuoi trasmettere con le tue canzoni?

 
  Alla fine, dopo tanti anni di lotta fra il lavoro da ingegnere e la musica, ha vinto lei perché ho capito che si vive una volta sola e che la vita è breve, e che questa è realtà non una semplice frase fatta.

La musica per me è sempre stata una necessità e non farla mi provoca un profondo senso di vuoto e insoddisfazione. Con le mie canzoni cerco sempre di esprimere un concetto o raccontare una storia, qualcosa che comunque alla fine possa lasciare uno spunto di riflessione. Si può scrivere su tutto basta avere un punto di vista originale e trovare un risvolto che possa far pensare o semplicemente emozionare.

  – “Notte insonne” un singolo dopo tanto tempo. Come mai solo ora?

  Un mio caro amico buddista risponderebbe che le cose arrivano quando siamo pronti per accoglierle…. e forse, in questo caso, è andata così. Già nel 2001 avevo praticamente un album pronto che non ho mai fatto uscire ( e che a questo punto non vedrà mai la luce) perché in quel momento ho preferito scegliere altre strade. Questo album per nascere ha aspettato che Carla diventasse adulta, una donna matura in grado di affrontare e mettere in musica anche argomenti difficili, come potrete ascoltare quando l’album uscirà.

  Ascoltando il tuo singolo mi colpisce lo stile misto a ballata e ad accenni di samba, tu invece come lo definisci?

  L’arrangiamento si basa principalmente sulla sezione ritmica che è stata la prima (dopo il piano) ad essere realizzata dal grande batterista Valter Sacripanti (anche produttore artistico di tutto l’album). Su quelle tracce ritmiche e il pianoforte io e Valter abbiamo aggiunto basso, synth vari e fiati, volevamo dare la sensazione di qualcosa tra l’antico e lo sgangherato, con un po’ di sapore di circo e di gioia infantile.

 “Notte insonne” anticipa l’album “Cento passi avanti”, in cui ti avvali della collaborazione di tanti artisti. Cosa ti aspetti e ti auguri con l’uscita di questo nuovo lavoro?

  Si in effetti nell’album hanno suonato diversi grandi musicisti (Valter Sacripanti, David Pieralisi, Guseppe Tortora, Mario Gentili, Riccardo Ciaramellari, Giuseppe Barbera) e di questo sono molto orgogliosa, perché hanno accettato di mettere il loro nome vicino al mio su questo lavoro e per questo li ringrazio tanto.

Quello che mi auguro è che questo album arrivi al cuore di qualcuno e diventi il suo compagno di viaggio per un certo periodo di tempo, facendo da sottofondo per un po’ ad altre vite diverse dalla mia. Mi piacerebbe molto che un giorno qualcuno, risentendo il mio disco, possa associare a quelle canzoni dei ricordi propri, degli avvenimenti, dei pensieri, dei profumi legati ad un periodo della propria vita e si emozionasse come quando li ha vissuti.

Notte insonne di Carla Magnoni: una voce per le donne
Carla Magnoni

 Grazie Carla. Ci auguriamo che le tue canzoni raggiungano, soprattutto, il cuore delle donne  e che possano, attraverso le tue parole, trovare semplicità e leggerezza.

Contatti:

https://www.carlamagnoni.it/
https://www.facebook.com/carlamagnonimusica/
https://open.spotify.com/artist/7dlnawaSLZZ42NLFiGxFAV?si=YZIaxBG5T42Tvh6kGsiVXQ
https://youtu.be/j-yGux4T1vE

Interviste

Mondi Paralleli di DANIELA MASTRANDREA

Daniela Mastrandrea - Mondi Paralleli | SOund36 Magazine di Cultura  Musicale, Arti e Spettacolo

MONDI PARALLELI di Daniela Mastrandrea: emozioni in musica

di GIOVANNA FERRO

 Ognuno di noi possiede dentro di sé un bagaglio di pensieri, emozioni, abitudini, mondi diversi, che procedono parallelamente, ma che convergono verso la stessa direzione.

  Tutto ciò prende forma in Mondi paralleli di Daniela Mastrandrea, il suo quarto lavoro per pianoforte, un lavoro intimo, emozionale, alla continua scoperta di un mondo interiore che si manifesta attraverso la sua musica.

  Daniela Mastrandrea, nata nella meravigliosa Gravina in Puglia, piccolissima inizia lo studio del pianoforte e compone i suoi primi pezzi. Si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di musica “Nino Rota” di Monopoli affiancando gli studi di composizione. Segue corsi di perfezionamento e master di interpretazione pianistica, duo pianistico e musica da camera.

  Vincitrice di diversi concorsi Internazionali di Composizione, i suoi brani e le sue orchestrazioni sono stati eseguiti da diverse orchestre e formazioni nel mondo.

Numerose le sue collaborazioni con artisti nazioni ed internazionali.

 Ha al suo attivo tre album, prettamente strumentali, dove raffinatezza e classicità fanno da tappeto alle note del suo pianoforte: il suo esordio Volo di gabbiani, che raccoglie musiche da lei composte tra gli 11 e i 18 anni; Fluide risonanze del 2016 e Lo specchio del 2018.

  L’uscita del quarto album della compositrice e pianista pugliese Mondi Paralleli viene anticipato dall’omonimo singolo e dal videoclip, pubblicato il 20 Marzo ideato e diretto da Domenica De Leonardis, girato nella sua città natale Gravina in Puglia, dove arte, storia e cultura hanno inevitabilmente influenzato la musica di Daniela Mastrandrea

  Una visione meravigliosa le immagini girate sul Ponte Madonna della Stella a Gravina, che vede la musicista suonare il pianoforte sospesa tra passato e presente.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=11&v=AvJkSpz3o58&feature=emb_logo

“Mondi Paralleli rappresenta la dualità che da sempre mi abita, i miei opposti, due mondi paralleli in lotta tra loro. Viviamo in un mondo apparente e sotto la superficie si nascondono vari livelli di profondità. Io cerco di individuarli e portarli a galla di volta in volta. Non è semplice ma se si è in ascolto, tutto si rivela”.

 Così Daniela parla del suo ultimo lavoro.

 Un quadro i suoi brani, dove delicatezza, fragilità, forza, romanticismo, melanconia, si intrecciano in un’unica melodia. Un dipinto di Monét, uno spartito di Debussy, uno scritto poetico: a questo e ad altro ancora possono condurre le note, suonate dalle fluide dita di Daniela sulla tastiera del pianoforte.

 Tra stile classico e sprazzi di jazz, la musicista racconta il suo mondo interiore, le sue emozioni, ma anche la bellezza della sua terra.

 Sentimenti che non si possono scrivere, ma che solo la musica intima e raffinata di Daniela Mastrandrea riesce a trasmettere.

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Daniela Mastrandrea

Cultura al Femminile incontra Daniela Mastrandrea:

   Daniela parlaci un po’ di te come donna e di come il tuo percorso di studi classici, un diploma in pianoforte e lo studio della composizione, ti ha portato a quello che tu componi oggi.

  Ognuno di noi ha un’immagine di sé nella propria mente che trasmette all’esterno. Consciamente o inconsciamente siamo il riflesso della nostra mente, un prolungamento di essa. Cosa potrei dire di me come donna… sono abituata a pensarmi solo e soltanto con, per e nella musica. Non penso mai a cosa vuol dire essere donna perché in me vive ancora la bambina spensierata di un tempo con un solo e unico desiderio… scrivere musica! In merito a come è cambiata la mia scrittura musicale, invece, sicuramente il mio percorso di studi classici, un diploma in pianoforte e lo studio della composizione, hanno contribuito a creare quello che oggi scrivo, ma è altresì vero che, se la mia scrittura è cambiata, lo devo principalmente alla mia instancabile tenacia (non sarei al quarto album) ed alla sensibilità musicale ed emotiva che coltivo e cerco di affinare ogni giorno, attraverso ascolti e continui processi creativi di scrittura ma anche attraverso gli incontri, che sono il vero motore vitale della mia musica. È solo grazie a questo se la musica che scrivo è cambiata nel corso di questi anni.

  Che nome daresti al tuo genere musicale?

  Spesso la musica è così contaminata che è difficile racchiuderla in un solo genere. Quella sul web è solo una minima parte di tutto ciò che ho scritto fino ad oggi e chi mi conosce da vicino sa che scrivo davvero di tutto. Nel 2019 ho iniziato il progetto dal titolo “Quatto Singoli per le Quattro Stagioni”. Ho pubblicato quattro singoli volutamente differenti tra di loro, nello stile e nel genere, proprio per esprimere al meglio la mia versatilità. Da “Rendezvous”, una beguine allegra e vivace ricca di colori e strumenti, a “Claudine & Jean-Pierre”, un valzer parigino per violoncello e pianoforte, passando per “NUMA”, per pianoforte e orchestra d’archi, fino ad arrivare a “Sottovoce”, un brano per flicorno e pianoforte dalle sonorità un po’ jazz e dal colore e mood newyorkesi. Vi invito a vedere i videoclip di questi brani che mi hanno portata in alcune delle città più belle al mondo… Bari, Parigi, Venezia, New York!

 Quello del 2019 è stato un esperimento ben riuscito direi, visto i risultati raggiunti, tanto da pensare di mantenere “Quatto Singoli per le Quattro Stagioni” per i prossimi anni. La musica raccolta nei miei album la scelgo appositamente secondo una certa linea guida, un viaggio musicale unico per l’ascoltatore in ogni album. Se dovessi darle un nome, la chiamerei “classica”. Non la improvviso, la scrivo nota per nota. Linguaggio, fraseggio, ritmo, melodia e armonia sono di stile classico. Sì, spesso mi viene attribuita una certa affinità con le armonie jazz ma la realtà e che delle armonie che ad oggi vengono attribuite al jazz ne è piena la letteratura pianistica da Bach a Beethoven, Chopin, Ravel, Debussy e molti altri.

  Il contributo che ha dato e dà la Puglia in campo musicale è grandioso. Quanto c’è della tua terra, Gravina in Puglia, nella tua musica? Ci sono influenze di stili diversi, se sì, quali?

  La Puglia come istituzione nelle varie sue forme, ha dato e dà tanto s o l o ai suoi prescelti. Tutto ciò non mi ha mai fermata e non mi ferma. Io credo in un unico e grande contributo, quello che diamo a noi stessi a prescindere da ciò che abbiamo intorno e dal luogo che ci circonda. Della mia Gravina in Puglia c’è molto nella mia musica se si pensa che sono nata e cresciuta in una casa che affaccia sul famoso Ponte Romano Madonna della Stella. Il pianoforte era difronte a questa incantevole visione… come non lasciarsi ispirare! Ho sempre suonato di tutto da quella vista, da Keith Jarret ad Alan Parson, dai Dire Straits ai classici della letteratura pianistica che studiavo in quel momento. L’elenco è davvero lungo perché amavo molto leggere a prima vista e perciò ripercorrevo in lungo e in largo tutti i libri che avevo. Se vogliamo parlare di influenze… chi di noi non è influenzato da qualcosa o qualcuno? Impossibile non esserlo! Una cosa è certa… quando mi siedo al pianoforte per scrivere musica sono solo me stessa, non cerco di ricalcare un’idea o uno stile prestabilito… mi lascio semplicemente andare!

  Il tuo è un curriculum di tutto rispetto: molti premi come pianista, come compositrice, come arrangiatrice e tantissime collaborazioni con musicisti noti. Ma il ruolo in cui ti senti più te stessa qual è?

  Il curriculum è il percorso che facciamo, i passi che si snodano al raggiungimento della meta. Ho iniziato studiando pianoforte, non immaginavo minimamente che avrei potuto scrivere, poi ho iniziato a farlo ed ho capito che potevo davvero. E così, di volta in volta, esperienze generano nuove esperienze e ti fanno prendere consapevolezza di chi sei e cosa vuoi davvero. Mi piace molto stare al pianoforte e suonare la mia musica e quella di altri ma, ancor di più, mi piace immaginarla la musica… fissare il vuoto e captarla dal silenzio! Compositrice è il ruolo in cui mi sento più me stessa.

  Le tue musiche sono ispirate da componimenti scritti, da immagini o ti lasci guidare dall’istinto nel momento in cui componi?

Mi è capitato di scrivere su richiesta e quindi di dovermi necessariamente ispirare a scritti poetici o a immagini. Ricordo che una volta mi è stato chiesto di lasciarmi ispirare semplicemente dalla copertina di un libro, senza leggerlo, e di scrivere una composizione che sarebbe stata eseguita in prima assoluta per la presentazione del libro. È così nacque nel 2010 “Luci ed Ombre” (album “Fluide Risonanze”) ed il libro in questione era “Come piante tra i sassi” di Mariolina Venezia. Altri esempi di composizioni ispirate a poesie sono “Chiaro di luna” (album “Lo Specchio”) e “Danza Lenta” (album “Mondi Paralleli”), ispirate entrambe a componimenti poetici. Esempi come questi sono sporadici nella mia musica e, se pur ispirandomi a qualcosa, la tendenza è sempre a lasciarmi guidare dall’emozione del momento. Mi ascolto e mi lascio andare. Non mi piace che la mente prenda il sopravvento. Mi piace semplicemente stare a vedere dove la mia voce interiore mi porterà.

  Quali sono i “mondi paralleli” che coesistono dentro di te?

Dentro di noi c’è un universo che si muove fuori dal nostro controllo. Noi stessi siamo piccoli universi facente parte di un unico grande universo. Siamo molto più di ciò che immaginiamo ed è fuori di dubbio che in noi coesistono innumerevoli mondi. In quanto essere umani siamo volubili e vulnerabili e perciò instabili ed incostanti nell’umore e nel fronteggiare le situazioni più disparate della vita. Quello che ci da forza è la volontà, la tenacia ad andare avanti e a fare meglio. In queste mille contrasti, dubbi e domande che ci poniamo, che io stessa mi pongo, ho provato a descrivere musicalmente i mondi paralleli che coesistono dentro me e, credo, in noi tutti, che altro non sono che i nostri stati d’animo, le nostre sensazioni ed i nostri sentimenti in lotta tra loro, tra inconscio e ragione.

  Quali sono i tuoi programmi futuri, stai già lavorando ad un altro meraviglioso album?

Questa domanda è la più bella per me perché mi rende fiera ed orgogliosa del fatto che mi porto sempre avanti dal punto di vista della scrittura musicale. In effetti sì, “Mondi Paralleli” era in procinto di uscire ed io pensavo già ai miei prossimi brani con l’obiettivo di un nuovo album. E vi dirò di più, c’è un disco pronto dal 2013 al quale continuano ad antecedere album, al momento “Lo Specchio” e “Mondi Paralleli”.

Chissà se sarà il prossimo! Ha già il titolo… ma non lo sveliamo! I miei programmi e progetti futuri sono tanti e uno solo… scrivere!

Mondi Paralleli: il nuovo singolo di Daniela Mastrandrea
Daniela Mastrandrea

Nota Personale:

Daniela Mastrandrea ha composto anche dei brani singoli. Vi voglio segnalare l’ascolto di

Claudine & Jean-Pierre, per pianoforte e violoncello https://youtu.be/cRcKK2CAKe0

Interviste

DORA SISTI: la voce che incanta

DORA SISTI: la voce che incanta

intervista di Giovanna Ferro

  A sette anni di distanza dal debutto con l’opera prima “Mai prima d’ora”, in cui Dora Sisti, cantante e compositrice abruzzese, narra la musica, in cui i versi diventano canto, accompagnati da citazioni colte e passaggi autobiografici, trasmettendo una parte di sé e trasformando pensieri astratti in immagini vere, arriva il suo nuovo album.

  Dora Sisti ha presentato insieme al suo Quintetto, il 15 febbraio scorso alla casa del Jazz di Roma, il suo nuovo progettoRime of the ancient mariner, una Suite, non nel senso barocco del termine, composta musicando le liriche della Ballata del vecchio marinaio  tratte dall’omonimo poemetto del poeta inglese Samuel Taylor Coleridge, pubblicato nel 1798 e divenuto un manifesto della corrente del romanticismo.

  Durante la performance sono state proiettate illustrazioni realizzate dall’artista tedesca Aurelia Luitz, che ripercorre il cammino del Marinaio, dando  maggiore forza visiva alla musica.

  Un’opera originale, una moderna Lyrical Ballad, “Rime of the ancient mariner” dicui Dora è cantante e autrice delle musiche, è un progetto ambizioso, un contest album dove trovano posto poesia e letteratura, esplorando nuove armonie jazzistiche. Le canzoni descrivono un mistico mondo soprannaturale ben calibrato con il mondo del reale; l’opposizione tra razionalità e irrazionalità, tra ragione e immaginazione. Undici tracce che riassumono le sette parti delpoema delloscrittore romantico inglese e che lasceranno, a loro volta, traccia nel Jazz italiano.

«Dio ti salvi, vecchio Marinaio,
dai demoni che così ti torturano! –
Perché guardi così?» – Con la mia balestra
Io trafissi l’Albatro.” 

 da La ballata del vecchio Marinaio

 Dora Sisti, con un curriculun di tutto rispetto, ha una voce che incanta: leggera, ma al tempo stesso potente. Pur avendo una formazione jazzistica, il suo canto non eccede mai in svolazzi e tecnicismi; anche nelle improvvisazioni la sua voce resta naturale e il suo timbro cristallino, limpido, che rivela passione ed eleganza nelle sue interpretazioni.

Da Rime of the ancient mariner :

Ora vorrei che fosse Dora a raccontarsi:

Il nostro è un blog principalmente al femminile. Avrei piacere di conoscere Dora prima come donna e poi come artista. E quanto della donna c’è nell’artista Dora Sisti?

  Che domanda bella e difficile! Sono una donna di quasi trentadue anni, nata e vissuta in una piccola cittadina della provincia abruzzese. A 19 anni mi trasferisco a Roma, una città che ho sempre amato e sognato e in questa città scelgo la Musica, mi innamoro e divento mamma. Penso che nella Dora artista ci sia moltissimo della donna, la semplicità, le insicurezze e la voglia di riuscire della ragazza di provincia, la pazienza e l’amore della mamma, la passione e la premura dell’amante.

Quanto la passione per la poesia, la letteratura hanno influenzato la scrittura  delle tue canzoni?

  Moltissimo, la mia prima composizione è nata da alcuni versi di Emily Dickinson. Questo per dire che la “poesia” da sempre ha rappresentato l’incipit del mio essere compositrice, è un qualcosa di innato, su cui probabilmente non ho meditato neanche più di tanto, è una parte di me. Penso abbia origini lontane, una nonna (preside) che mi parlava in versi, un fratello poeta e amante della poesia, un Liceo Classico (quello di Lanciano) di cui ricordo docenti illuminati e compagni meravigliosi.

Nelle canzoni del tuo primo disco Mai prima d’ora troviamo pensieri astratti, trasformati in vere e proprie immagini: citazioni colte, passaggi autobiografici e addirittura l’arrangiamento in note di una poesia di Emily Dickinson “Robin’s Waltz”.

  Quando uscì Mai Prima D’ora avevo appena compiuto 24 anni ed ero nel pieno dei miei studi jazzistici. Il legame con il Jazz emerge in modo chiaro, nonostante fossero già presenti influenze e contaminazioni. La scrittura è aulica, ma non per questo poco sincera. Dal punto di vista dei significati, in Mai Prima D’ora mi sento soprattutto “figlia”, figlia nella vita e figlia di un genere. Non a caso il brano di punta è Everytime I see you, dedicato al mio papà, “You’re my only love, you’re my only prince”.

Invece The Rime of The Ancient Mariner, tuo ultimo lavoro, è una suite composta musicando le liriche, tratte dall’omonimo poemetto del poeta inglese Samuel Taylor Coleridge. Ce ne parli?

  Il mio incontro con Coleridge è stato del tutto casuale e risale a una telefonata di Carlo Ferro (pianista del gruppo) “Ma la conosci La Ballata del Vecchio Marinaio, beh, dobbiamo assolutamente scriverci una suite.” Non esitai un secondo, comprai immediatamente il libro e iniziòun percorso di conoscenza reciproca.E’ un poemetto di fine Settecento, pietra miliare del Romanticismo inglese. Il Marinaio durante un banchetto di nozze ferma un convitato ed inizia a narrare la storia del suo viaggio di cui vi svelerò i due momenti salienti, perlomeno secondo la mia lettura. Il primo momento è l’incontro con il male assoluto, quel male che non ha bisogno di moventi e che conduce il Marinaio all’uccisione crudele e gratuita di un Albatro; il secondo momento invece è la benedizione inconsapevole delle creature marine da parte del Marinaio. Morale della favola? Prega bene e ama bene colui che sa amare tutte le creature, grandi, piccole, uomini, uccelli e bestie. E’ di un’attualità sorprendente.

Dal punto di vista strettamente musicale la scelta di una ballata letteraria (lyrical ballad) ha agevolato moltissimo la “messa in musica”, la ballata infatti nasce come tipologia poetica di origine popolare ed è caratterizzata da una metrica che ne esalta la cantabilità.

Jazz, musica d’autore: come definiresti il tuo genere musicale?

  Ad essere sincera, non saprei definirlo. Talvolta questo sfuggire dalle etichette di genere rappresenta una grande ricchezza, talvolta, dal punto di vista del mercato, mi fa sentire un pò “orfana di genere”. La matrice è sicuramente jazzistica, ma c’è molto altro. Rock, prog, r&b, pop, musica classica contemporanea. In questi casi una parola che funziona molto è “Jazz Crossover”, ma non so quanto possa rendere l’idea. Quando ho scritto la suite non mi sono posta neanche per un istante il problema del “genere”, cercavo di ascoltare le parole del Marinaio e di connetterle con il mio sentire umano ed artistico.

Nonostante il tuo ruolo di leader, dietro ad ogni componimento c’è un grande lavoro d’insieme: come è nato il Quintetto? Mi parli dei suoi componenti?

  Quando penso al mio gruppo avverto nel cuore un fortissimo senso di gratitudine. Ci siamo conosciuti nel 2009 a Roma, nelle classi del Saint Louis College of Music, un’importante accademia musicale, tutti fuori sede e con un amore sconsiderato per la musica. Per un bel pò siamo stati l’uno la famiglia dell’altro. Quando siamo sul palco, questo senso di famiglia si avverte fortissimo. Carlo Ferro, un pianista eccezionale, è sempre stato un grande punto di riferimento musicale, mi fido ciecamente di lui, conosce a fondo la mia musica e sa valorizzarla come pochi. Giuseppe Salvaggio al basso e Marco Tardioli alla batteria, una ritmica spaziale, fatta di piedi per terra e lanci in orbita, groove, intesa e sensibilità. Dulcis in fundo, Andrea Verlingieri al sassofono soprano e tenore, nonostante la natura solistica del suo strumento, si è messo al completo servizio della suite e del Marinaio. Le mie indicazioni avevano ben poco di musicale, ero alla ricerca di suggestioni “qui sei l’Albatro, qui sei la Tempesta, qui sei il ricordo del Marinaio”.

Quali sono i tuoi progetti futuri dopo l’uscita di quest’ultimo grande Album?

  La cosa che amo fare di più è scrivere, scrivere musica. Sto scrivendo cose nuove, completamente nuove, prevalentemente in italiano. E’ una strada inaspettata, che non ho cercato. Ci sono cose che sedimentano nei terreni della mente e del cuore e che poi, semplicemente fioriscono. Quando scrivo mi sento così, a raccogliere fiori che non appassiscono.

Dora Sisti
Dora Sisti

Interviste

PREMIO BIANCA d’APONTE

Bianca d’Aponte

Premio Bianca d’Aponte : le voci di Bianca

Articolo e intervista di Giovanna Ferro

Continua “ l’onda rosa” con la 16a edizione del Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa, Concorso nazionale per sole cantautrici diventato ormai uno degli eventi più prestigiosi e attesi della musica italiana.

Il Premio Bianca d’Aponte si avvale della direzione artistica di Ferruccio Spinetti e madrina del Concorso di questa edizione sarà Arisa; a lei spetterà il compito di presiedere la giuria, di cantare e di incidere un brano di Bianca d’Aponte, la cantautrice a cui è dedicato il Premio. Il Concorso si terrà al Teatro Cimarosa di Aversa nelle giornate del 23 e 24 ottobre 2020.

Il bando del Concorso è disponibile, insieme alla scheda di iscrizione, su www.premiobiancadaponte.it , la partecipazione è gratuita e la scadenza è fissata per il 28 aprile. Il Concorso è aperto a qualsiasi genere musicale e a brani in italiano o in un dialetto italiano.

A precedere la straordinaria Arisa, autrice e cantante, nel ruolo di madrina, nella scorsa edizione è stata Tosca; e, ancora, nelle edizioni precedenti cantanti di peso come Brunella Selo (2005), Rossana Casale (2006), Petra Magoni (2007), Fausta Vetere (2008), Mariella Nava (2009), Elena Ledda (2010) e Cristina Donà (2011), Nada (2012), Paola Turci (2013), Andrea Mirò (2014), Ginevra Di Marco (2015), Irene Grandi (2016), Rachel Bastreghi (2017), Simona Molinari (2018).

LAssociazione Musicale Onlus Bianca d’Aponte di Aversa, che organizza la manifestazione, è attiva tutto l’anno con la promozione e l’organizzazione di vari eventi artistici e culturali.

Il Premio è natoper dare alle cantautrici italiane emergenti un’opportunità per esprimere la propria arte, per creare, durante il festival, momenti di incontro, di approfondimento e di confronto con discografici, artisti di fama, promoter e addetti ai lavori” , questo è quello che si legge nel sito ufficiale del Concorso, e ancora: Il titolo del concorso, che nella stesura completa è “Sono un’isola: io, donna per una canzone d’autore”, è tratto dall’ultima canzone scritta da Bianca, Sono un’isola, appunto. Un modo per continuare da dove Bianca si è fermata, alla ricerca di quell’isola… il sogno da realizzare.


Ma ora è di Bianca che voglio parlare, di quel sogno spezzato.

Ad Enrico Degeribus, che cura l’ufficio stampa del contest, va la mia gratitudine per avermi dato l’opportunità di presentarvi questo Premio e voglio ringraziare di cuore Gaetano, papà di Bianca che ha voluto parlarmi di lei.

Difficile la mia richiesta, perchè parlare di Bianca persona e figlia gli ha creato un turbinìo di emozioni.

A Bianca piace stare tra la gente, con la gente, specie i meno abbienti, quelli che la società tiene ai margini: queste le sue prime parole.

Bianca a 6 anni inizia lo studio del pianoforte, per desiderio dei genitori che vogliono offrire alla figlia tutte le opportunità e, magari, distoglierla da distrazioni deleterie come passare inutilmente ore davanti ad un televisore. Prosegue, con impegno e lusinghieri risultati, lo studio per sei anni ma l’indole di Bianca, che accetta a fatica le imposizioni, comincia a manifestarsi e la malcelata sua propensione per il classico studio pianistico la manifesta quando, finite le medie, pone i genitori davanti a un bivio: “Lo studio del pianoforte o continuare la scuola”.

Il messaggio, fin troppo chiaro, viene ovviamente compreso dalla mamma e dal papà. E’ quello, però, per loro il momento di maggior soddisfazione perché Bianca, libera dagli schemi che lo studio “imposto” le poneva, inizia ad approcciarsi al pianoforte in piena autonomia e viene fuori il suo amore per la musica.

Negli anni del liceo, Bianca continua a cantare e a suonare e lo fa unendosi ad amici che come lei coltivano la stessa passione; si formano, così, i primi gruppi musicali: ed ecco, allora, che quelle basi musicali, acquisite nell’infanzia, con lo studio del pianoforte, tornano utili a Bianca per cimentarsi nei generi musicali che lei prediligeva.

Di lì, a cominciare a scrivere lei stessa le sue canzoni, il passo è breve. Scrive di getto parole e musica che propone sempre al giudizio di mamma Giovanna e papà Gaetano.

Finiti gli studi al Liceo scientifico, Bianca inizia a viaggiare per soddisfare la sua esigenza di esprimere il suo spirito libero e la necessità di conoscere persone e luoghi nuovi.

Inizia a suonare la chitarra, strumento forse più congeniale per accompagnare le sue canzoni; al nuovo strumento si approccia da autodidatta ma, evidentemente, l’aver studiato pianoforte per sette anni, l’agevola. In verità inizia anche a studiare la chitarra con il Maestro Piero Viti, docente di Conservatorio, ma i tempi che uno studio accademico avrebbero richiesto mal si conciliavano con i suoi. D’altra parte lei stessa dice che la chitarra le serve per comporre ed accompagnare le sue canzoni non per fare la musicista.

Bianca scrive e scrive bene le sue canzoni, parole che toccano l’animo delle persone.

Papà Gaetano insegna all’”Alessandro Volta” di Aversa; Bianca un giorno va a trovarlo e, durante una pausa di un gruppo di allievi che prova dei canti pasquali, l’amore per la musica la coinvolge e canta. Una collega del papà la sente e ne rimane estasiata, tanto da proporre un’audizione con Fausto Mesolella. Detto fatto, la collega di Gaetano, amica della moglie del musicista, combina un appuntamento con Mesolella.

Chi era Fausto Mesolella? Chitarrista, compositore, componente storico della Piccola Orchestra Avion Travel guidata da Peppe Servillo. Tra un tour e l’altro, insieme a Paolo Belli e con gli Avion Travel, nel 1994 forma il Nada Trio. Mesolella è anche produttore: cura i lavori di Alessio Bonomo, Nada, Patrizia Laquidara, Giorgio Conte; lavora per Samuele Bersani, scrive il brano Na stella per Gian Maria Testa, Gianna Nannini lo chiama per una collaborazione. E ancora, arrivano Tricarico, Maria Nazionale, Raiz degli Almamegretta, Fiorella Mannoia. Compone la colonna sonora dell’unico film da regista di Fabrizio Bentivoglio, Lascia perdere Jonny, ricevendo il premio Ennio Morricone il 15 dicembre del 2007 come miglior compositore al Film Festival di Roma proprio per le musiche composte per il film. Era instancabile Fausto Mesolella, purtroppo ci ha lasciati nel 2017.

Fausto Mesolella

Giunti all’appuntamento, papà e collega, che li aveva accompagnati, erano un po’ tesi, Bianca, invece, in compagnia della sua chitarra, si mostra tranquilla ed una volta presentatisi, Fausto la invita cantare.

Mentre lui continua a lavorare al suo computer, ascolta Bianca e alla fine le dice:

” Piccirè , devi uscire dal minore. Tra un mese ci risentiamo e prepara un book fotografico”.

L’ avventura di Bianca come cantautrice ha inizio.

Mesolella diventa, per lei, il primo riferimento certo. E’ attento all’interpretazione, punta alle emozioni, su quello che Bianca attraverso le sue parole e con la sua voce riesce a trasmettere. Molto più peso alla voce lo dà Mara Maionchi, che Bianca ha la fortuna di conoscere all’Accademia di Sanremo e che, dopo averla adocchiata, la invita per qualche giorno a casa sua; la Maionchi, però, dava molta importanza all’impostazione vocale, tanto che Bianca inizia a prendere lezioni di canto.

Ma il suo essere libero, la sua indipendenza, non resistono a regole e convenzioni. Bianca viaggia e scrive tanto. Registra su musicassette le sue creazioni e le consegna, tutte le volte, a papà Gaetano affinchè giungessero, comunque, a Fausto Mesolella.

Nei suoi brani si sente la necessità di essere profondi ma, contemporaneamente, di arrivare a più gente possibile, con un linguaggio trasversale che voglia spronare l’ascoltatore.

L’ascesa di Bianca fortunatamente continua: due anni al Cet di Mogol, poi l’invito di Oscar Avogadro a Milano, il contratto con la Bmg Ricordi, i preparativi per il disco. Il primo singolo doveva uscire a settembre 2003, e invece Bianca ad agosto se n’è andata, per un’aneurisma. Aveva solo 23 anni.

Partirò, con il sole andrò. Verso chi, verso cosa non so…..”“Come Dorothy” di Bianca d’Aponte

Il Premio

Il nome di Bianca ora lo portano un’Associazione e un Concorso.

L’ idea parte da Gaetano d’Aponte che, dopo una conversazione telefonica con Fausto Mesolella, trova solidarietà e approvazione.

Papà Gaetano racconta: il desiderio di restituirle ciò che un destino, che lei stessa definiva beffardo, le ha sottratto proprio quando stava per realizzare il suo sogno.”

Il primo punto dello Statuto dell’Associazione prevede la creazione di un Premio a nome di Bianca d’Aponte. L’Associazione doveva prendere vita il 16 febbraio 2004, compleanno di Bianca, ma per motivi organizzativi viene presentata il 14 febbraio al teatro della Scuola media “Parente” di Aversa, che aveva frequentato.

Ed ecco il Premio che, nelle intenzioni di Gaetano, doveva avere qualcosa che lo caratterizzasse e lo distinguesse dai tanti già esistenti sulla scena musicale italiana.

E ancora da Mesolella parte l’idea di riservare il Premio al cantautorato femminile, una creatura unica in Italia.

Ecco allora che nasce il Premio Bianca d’Aponte Concorso nazionale per sole cantautrici, e Fausto Mesolella ne assume , per sua volontà, la direzione artistica.

Dalla 1a edizione il Premio è cresciuto tantissimo. Ma per arrivare ad affermarsi come uno dei più prestigiosi in Italia, Fausto ha lavorato tantissimo, mettendo in campo tutto il suo talento e carisma.

Allo stesso modo Gaetano e Gennaro Gatto, amico delle elementari di Bianca e vera anima del Premio e della Associazione, hanno viaggiato tanto per dare visibilità al Premio e cercare proseliti: Sanremo, il Premio Tenco, da cui è stato accolto con entusiasmo, benevolenza ed affetto. Ed al Tenco Gaetano distribuiva anche i CD del Premio d’Aponte con i 10 brani partecipanti e un brano scritto da Bianca e cantato dalla madrina di turno. Tra i destinatari, l’attuale direttore artistico del “Premio Tenco”, Sergio Secchi, dopo Amilcare Rambaldi ed Enrico De Angelis, che seguiva il Premio d’Aponte; con lui la musica di Bianca valica i confini italiani e raggiunge Barcellona.

Nasce e continua per tre anni, il Bianca d’Aponte International, manifestazione voluta e organizzata da Cose di Amilcare, che riesce a portare in Catalogna questa eccellenza italiana.

Cose di Amilcare è un’associazione culturale senza scopo di lucro, con sede a Barcellona, intitolata ad Amilcare Rambaldi, fondatore del Club Tenco di Sanremo.

Le canzoni di Bianca verranno interpretate in molte lingue da numerose artiste internazionali: catalano, spagnolo, inglese, tedesco, francese, basco e perfino maori.

A Barcellona ci sarà anche Fausto Mesolella, direttore artistico del Premio Bianca d’Aponte, che riceverà il Premio Rambaldi 2015.

Nell’occasione Mesolella accompagna con la chitarra la voce registrata di Bianca su “Canto di fine inverno”

Anche Enzo Avitabile nel suo album “Lotto infinito” ha voluto omaggiare Bianca d’Aponte con “Bianca”, duettando con Renato Zero “Ho voluto cantare questa storia scabrosa di perdita, castità, assenza” ha detto l’artista.

Alla 10a edizione del Premio Bianca d’Aponte è stato presentato, per volontà di Mariella Nava, il CD “Anima Bianca”, contenente 10 canzoni di Bianca cantate dalle 10 madrine che hanno preso parte alle altrettante edizioni del Premio.

Il Premio

A luglio di quest’anno il CD sarà ripresentato a Rimini nel corso di una Rassegna dedicata alle donne.

Sono un’isola” è il titolo dell’ultima canzone che Bianca d’Aponte che scrisse nel 2003, poco prima della sua tragica scomparsa.

“Che c’è oltre casa mia? Che c’è un po’ più in là? Che nome avrei e chi pregherei se non fossi qua?”.

Bianca vive attraverso le parole e la voce di tante giovani artiste che ogni anno sperano di realizzare un sogno partecipando al PremioBiancad’Aponte

www.premiobiancadaponte.it

Grazie Bianca ! Grazie Fausto !

Interviste

VOCI PER LA LIBERTA’ -Una canzone per Amnesty

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Articolo e intervista di Giovanna Ferro

I DIRITTI UMANI il leitmotiv di 20 brani musicali, di 20 artisti che hanno caratterizzato la quattro giorni di Rosolina Mare, Rovigo, nella “22a Edizione 2019 di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” il festival che coniuga canzoni e diritti umani, con l’assegnazione del Preio Amnesty International Italia.

Questa edizione ha visto la solidale unione della forza di due Festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” con la direzione artistica di Michele Lionello e “DeltArte – il Delta della Creatività”, a cura di Melania Ruggini, dove musica e arte si combinano per “dar voce a chi voce non ce l’ha”.

Questa “22a Edizione 2019 di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, ha visto aggiudicarsi il Premio Amnesty International Italia, sezione Big, come miglior brano sui Diritti Umani “Salvagente”, di Roy Paci, trombettista, compositore e arrangiatore siciliano , & Aretuska con il rapper Willie Peyote.

E sulla vittoria lo stesso artista ha commentato : “… è il coronamento di una missione che ho condotto negli ultimi 20 anni, a fianco ad Amnesty International. Non potrei mai immaginare una separazione tra la mia vita di musicista e ciò che accade intorno a noi, le due cose sono inscindibili.”

Salvagente”, canzone sul tema dell’integrazione, scelto da una prestigiosa giuria composta da giornalisti, addetti ai lavori e esponenti di Voci per la libertà e Amnesty International.,

“…IO NON HO MAI VISTO DIFFERENZE
C’È CHI DÀ E C’È CHI PRENDE
CIÒ CHE DAI TI RITORNA SEMPRE

IO NON HO MAI VISTO DIFFERENZE
TUTTI ASPETTANO UN SALVAGENTE
RIPETONO QUA NON SI SALVA NIENTE
…”

E’ un brano che fa riferimento alla salvezza, quella insita in tutte le cose, la pace scevra dall’ipocrisia dei nostri giorni per diventare condivisione di intenti.

ART.2 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

( dalla Dichiarazione universale dei diritti umani)

Michele Lionello, Direttore artistico del Festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, ci parla di questa grande iniziativa che da anni si tiene a Rosolina Mare, in provincia di Rovigo:

Come e quando è nata l’idea di creare un Festival e legarlo ad Amnesty International?

Nel 1998 un primo gruppo di volontari inizia a riunirsi all’interno del Centro Ricreativo Giovanile di Villadose , in provincia di Rovigo: accomunati dal desiderio di diffondere e promuovere il rispetto dei diritti umani attraverso la musica, decidono di dar vita ad un concorso musicale aperto a band emergenti proprio nell’anno in cui decorre il 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Nasce così il festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”. Fin dalle origini, la manifestazione viene sostenuta e promossa dalla Sezione Italiana di Amnesty International che crede nelle potenzialità dell’evento, unico nel panorama italiano. Quello che rende unico il festival “Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty”, è che non si tratta di un evento che vuole raccogliere fondi a favore di Amnesty International, ma vuole che sia la musica sostenere la difesa dei diritti umani e dei principi contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Quest’anno il Festival giunge alla sua 23a edizione. Come si è evoluto dai suoi inizi ad oggi?

In questi oltre vent’anni di storia di passi in avanti e di riconoscimenti ce ne sono stati veramente tanti. Anno di svolta è stato indubbiamente il 2003, anno in cui si crea l’Associazione Culturale Voci per la Libertà, viene introdotto il Premio Amnesty International Italia sezione Big e il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza premia la manifestazione come “Festival dell’anno“.

Raggiunta una notevole rilevanza a livello nazionale grazie anche ad una crescente copertura mediatica, nel 2010 il festival è stato insignito della Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo inoltre un messaggio di stima e incoraggiamento da parte del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg. Nel 2018 il cd della XX Edizione del festival vince la prestigiosa Targa Tenco per il “Miglior album collettivo a progetto”.

Sul palco di Voci per la Libertà, a fianco degli emergenti sono saliti come vincitori del Premio Amnesty o in veste di ospiti, tra i più importanti big della scena italiana, come: Ivano Fossati, Modena City Ramblers, Paola Turci, Samuele Bersani, Subsonica, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Fiorella Mannonia, Frankie Hi-Nrg, Enzo Avitabile, Alessandro Mannarino, Edoardo Bennato, Nada, Brunori Sas, Roy Paci, Enrico Ruggeri, Perturbazione, Marta sui Tubi, Levante, Niccolò Fabi, Diodato, Africa Unite, Marlene Kuntz, Bandabardò, Morgan, Tre Allegri ragazzi Morti, Cristina Donà, e tantissimi altri.

Voci per la libertà” non è solo musica, ma tanto altro. Quali sono le attività su cui vi state concentrando?

L’Associazione, oltre al concorso, ha dato vita a tantissimi eventi culturali e musicali in tutta Italia, favorendo l’espandersi di una cultura che, partendo dal cuore, vuole essere un megafono per tutte le voci che hanno un messaggio di rispetto e tolleranza da diffondere.

Negli anni abbiamo indubbiamente ampliato il nostro raggio d’azione, partendo dalla musica arrivando all’arte contemporanea, al cinema, alla fotografia, al teatro; tutta l’arte a favore dei diritti umani. È stato un percorso che ci ha portato davvero a grandi soddisfazioni. A partire dal 2013 organizziamo il festival “Deltarte, il Delta della creatività”. Il progetto d’insieme si pone come un esperimento creativo di rigenerazione culturale, che fin dalla prima edizione assume il carattere della manifestazione itinerante d’arte contemporanea sul Parco Regionale del Delta del Po basata sulla fluidità del dialogo aperto tra creatività giovanile e ambiente. Negli anni successivi anche l’importante evoluzione che l’associazione mette in campo: dagli eventi alle produzioni culturali. Nel 2015, in occasione del 70° anniversario dell’eccidio nazista di Villadose (proprio dove è nata l’associazione) la produzione del film documentario “Presi a caso”, l’opera presentata anche a Montecitorio è stata premiata a Torino nell’ambito del Concorso “Filmare la Storia”. L’anno successivo la realizzazione di “Inalienabile”, progetto multimediale che esplora il rapporto tra musica e diritti umani attraverso l’intreccio di fotografie, voci, luci, video, grafiche, musiche che racchiudono le esperienze, le idee e i significati personali dei grandi big che hanno partecipato al festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”. Per il ventennale del festival viene prodotto un volume di 176 pagine a colori che racconta le emozioni e i contenuti di due decenni fitti di esperienze, con oltre 50 interventi scritti dei protagonisti e con tantissime foto artistiche. Per i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani nuova produzione editoriale “In arte DUDU”, la Dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti italiani che racchiude un’illustrazione per ciascuno dei 30 articoli della Dichiarazione universale con ulteriori approfondimenti testuali.

Altro aspetto fondamentale su cui negli ultimi anni stiamo investendo molto sono i laboratori didattici all’interno delle scuole. Il progetto “L’arte per i diritti umani” ha l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti alle tematiche legate ai diritti umani, comprendendo il valore dell’uguaglianza attraverso gli stimoli creativi che derivano dall’arte.
Tutte queste attività, a partire dal 2017, sono rientrate in “Arte per la Libertà – il festival della creatività per diritti umani”, volto da una parte alla trasmissione dei valori dei diritti umani attraverso l’arte e la musica e dall’altra alla valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale.

Da poco è uscito, in coincidenza anche con il 71° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il CD 20×22, che come leggo nella presentazione “non è un semplice CD e non è un semplice libro”. Mi spiega di cosa si tratta?

Come anticipato “20×22” non è un semplice cd e non è un semplice libro. È l’unione delle anime di due festival: “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty e DeltArte – il Delta della Creatività, una più musicale e una più artistica, unite sotto l’insegna di “Arte per la Libertà – il festival della creatività per i diritti umani”.

20×22” è una produzione culturale che vuole celebrare in particolare la 22a edizione di “Voci per la Libertà”, la manifestazione musicale legata ad Amnesty International Italia, con 20 brani di 20 artisti che si sono esibiti nel 2019 nella quattro giorni di Rosolina Mare (Rovigo) e in tutti gli altri eventi di “Arte per la Libertà”. Ma non solo, a fianco di ciascun brano compare un’illustrazione di un artista contemporaneo che ha rappresentato la canzone con una sua opera.

20×22” non è solo un prodotto fisico ma anche un progetto multimediale dal forte impatto emotivo, che vede alternarsi illustrazioni, musiche, fotografie, luci, video, grafiche che si possono trovare su www.20×22.it

Sono ripartiti i lavori per la 23a edizione del Festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”: ce ne vuole parlare?

Sì, con l’inizio dell’anno 2020 sono partiti il bando di concorso per gli emergenti e le selezioni dei brani dei big della musica italiana che porteranno a dare i due Premi Amnesty, quello appunto per gli emergenti e quello per il big durante il festival che quest’anno è in programma dal 17 al 19 luglio a Rosolina Mare (Rovigo). Per quanto riguarda gli artisti emergenti, è disponibile il bando di concorso per questa nuova edizione, a cui possono partecipare cantautori e band che abbiano un brano che parli di diritti umani, in qualsiasi lingua o dialetto e di qualsiasi genere musicale. La scadenza del bando è fissata per lunedì 4 maggio e tutte le informazioni si possono trovare sul nostro sito http://www.vociperlaliberta.it

Dal 2003 Amnesty International Italia e Voci per la libertà premiano una canzone (uscita nell’anno precedente) di un nome affermato della musica italiana sui diritti umani, il Premio Amnesty International Italia sezione Big. Negli anni hanno vinto questo premio: Daniele Silvestri, Ivano Fossati, Modena City Ramblers, Paola Turci, Samuele Bersani, Subsonica, Vinicio Capossela, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Fiorella Mannoia e Frankie Hi-Nrg, Enzo Avitabile e Francesco Guccini, Max e Francesco Gazzè, Mannarino, Edoardo Bennato, Nada Malanima, Brunori Sas e Roy Paci. Una prima selezione è partita proprio in questi giorni. Tutti possono segnalare all’indirizzo info@vociperlaliberta.it, entro il 15 febbraio 2020, brani che abbiano queste tre caratteristiche: pubblicati tra il 1 gennaio 2019 e il 31 dicembre 2019; composti/interpretati da un artista italiano noto; su un tema legato alla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Quanto sono importanti i due “Premi Amnesty International Italia”, non solo musicalmente? Soprattutto quale messaggio vuole lanciare a un paese come il nostro in cui il rispetto dei Diritti Umani sembra venir meno?

La notorietà del festival è chiaramente legata al premio dei Big ma per noi è fondamentale la sezione Emergenti. Il promuovere la musica che nasce dalla base, gli artisti che hanno veramente qualcosa di significativo da trasmettere per noi è imprescindibile.
La musica però è lo strumento, il tutto parte dalla necessità di veicolare il valore dei diritti umani e le campagne di Amnesty. Negli ultimi anni questa necessità si fa sempre più pressante non solo per la situazione globale ma proprio per la condizione italiana. Proprio nell’ultima edizione del festival lo slogan che abbiamo portato avanti è stato: “Sui diritti umani non si torna indietro”. Uno slogan che parte dal 10 dicembre 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo. Eppure la Dichiarazione è disattesa, anche perché ancora troppo sconosciuta.

Vorrei concludere questa nostra intervista con il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani e con una significativa frase di Eleanor Roosevelt, una delle principali promotrici della Dichiarazione stessa.

Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Art. 1 Dichiarazione universale dei diritti umani

“Dove, dopo tutto, hanno inizio i Diritti dell’Uomo? Nei luoghi più piccoli, vicino casa, così piccoli e vicini da non essere menzionati neppure sulle carte geografiche. Tuttavia questi luoghi rappresentano il mondo del singolo individuo; il quartiere in cui vive, la scuola o l’università che frequenta; la fabbrica, la fattoria o l’ufficio dove lavora. Questi sono i luoghi dove ogni uomo, donna e bambino cerca eguale giustizia, eguale opportunità, eguale dignità senza discriminazione.”

Eleonor Roosevelt

Ringrazio il direttore artistico Michele Lionello per aver illustrato così ampiamente “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, volta al superamento della divisione, della discriminazione e dell’odio tra gli esseri umani.

Che siano questi i valori che l’animo umano deve coltivare e riuscire a trasmettere: e se la musica è il miglior tramite, allora viva ed onore a “Voci per la Libertà “, in cui le sono persone sono determinate a creare un mondo più giusto, in cui ogni persona possa godere dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Vorrei ringraziare l’Ufficio stampa di Voci per la libertà, nel nome di Enrico Deregibus.