Associazione culturale e portale web
Autore: Giovanna Ferro
Recensione per Cultura al Femminile
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La Musica d’animazione
a cura di Giovanna Ferro

Se la musica influisce sul bambino prima ancora che questo sia nato, e secondo gli studi di Edwin E. Gordon durante i primi cinque anni di vita i bambini devono essere esposti a diversi tipi di musica in modo che possano imparare a comprenderne il linguaggio, la società deve accompagnarne la crescita e lo sviluppo, azione che di per sé dovrebbe essere naturale,contribuendo alla diffusione e alla competenza del linguaggio musicale.
La musica ha svolto un ruolo di protagonista nell’educazione, sia come arte che riesce a suscitare e a stimolare emozioni, sia come divertimento ed intrattenimento dei più piccoli, attraverso la commistione di più linguaggi: non solo quello musicale, ma anche quello visivo, legato alle immagini.
Se un bambino non riesce sin da subito, durante la sua crescita mentale e fisica, ad avere un adulto, come guida verso il mondo sonoro , può essere molto d’aiuto il pianeta immaginario, fantastico e visivo dei cartoons, prima che arrivi la formazione scolastica.
Il cartone animato risponde al bisogno del bambino di meravigliarsi e di rendere tutto possibile animando gli oggetti che stanno intorno a lui.
I cartoni animati sono realizzati facendo corrispondere ad ogni disegno colorato un fotogramma della pellicola con una tecnica chiamata “passo uno”: nota a livello internazionale come stop-motion. Questa tecnica anziché impiegare disegni eseguiti a mano, utilizza delle fotografie realizzate su un modellino/pupazzo, di qualunque natura o materiale, che viene movimentato dagli animatori fra una fotografia e l’altra.
L’effetto di movimento è dato dalla rapida successione delle immagini. Il fatto di coinvolgere dei reali oggetti fisici, e non degli oggetti disegnati manualmente, ha permesso l’uso di questa tecnica anche nella comune cinematografia, per la quale ha rappresentato la prima fonte di effetti speciali.
Se la colonna sonora di un film è più o meno complementare a quanto avviene sullo schermo e può anche non esserci, la musica dei cartoni animati è invece sempre parte integrante delle scene.
Per sua stessa natura, quindi, la musica dei cartoni si è sviluppata in modo particolare: in essa è necessaria una perfetta sincronia tra movimenti dei personaggi e suoni, e largo uso hanno i *suoni onomatopeici, realizzati con le percussioni e con tecniche speciali.
*suoni onomatopeici o parole onomatopeiche: sono quelle parole che riproducono attraverso un gioco fonetico i suoni naturali e i rumori reali. Nel fumetto le parole onomatopeiche non “rappresentano” semplicemente un suono, ma lo rendono anche in maniera visiva, attraverso quello che in gergo si chiama lettering, ossia i caratteri della parola. Infatti sono disegnati in modo tale da suggerire la velocità e la forza con le quali la parola va pronunciata.
L’origine del termine è greca, viene da ónoma-atos che significa nome e poiéin, fare = creare un nome. L’onomatopea è un processo del linguaggio che tende a saltare molti passaggi del pensiero, così da ottenere una comunicazione immediata, diretta e istintiva.
Nell’animazione, la tecnica cinematografica basilare che permette di sincronizzare ogni azione sullo schermo con gli effetti sonori e con la musica di accompagnamento prende il nome da Mickey Mouse (Topolino) e viene detta mickeymousing music.
Consiste nel sottolineare e accompagnare le azioni e i movimenti che avvengono nelle immagini del film mediante figure e azioni musicali esattamente sincrone, che possono al tempo stesso esprimere i rumori, stilizzati e trasposti in note musicali.
La prima magistrale fusione di musica e disegni si deve a Walt Disney, che nel 1929 iniziò con la Danza Macabra la fortunata serie delle Silly Symphonies /Sinfonie buffe:
questo lavoro precedette di una decina di anni il grande capolavoro del 1940 Fantasia.
In questo film è la musica stessa che, anziché adeguarsi ai disegni, ne suggerisce forme e colori. I brani musicali inseriti in Fantasia, diretti da Leopold Stokovski sono tutti famosissimi. Vi compaiono fra gli altri: Toccati e fuga in re min di J.S. Bach, La danza delle ore di A. Ponchielli, e La Sagra della Primavera di I. Stravinskij.
Ascolto – Silly Symphonies – Music Land
Già da tempo, però, Disney aveva intenzione di realizzare un cartoon con Topolino alle prese con la musica classica; infatti nel 1937 aveva acquistato i diritti del brano sinfonico L’apprendista stregonedi Paul Dukas. E’ in quegli anni che venne a contatto con il famoso direttore d’orchestra Leopold Stokowski, disposto ad approfondire il rapporto suono-immagine.
Inizialmente il lungometraggio disneyanoaveva come titolo Concert Feature
e le musiche da utilizzare erano famose composizioni musicali scelte da Stokowski, da Disney e dal critico musicale Deems Taylor.
L’apprendista stregone è un poema sinfonico composto nel 1897 dal compositore francese Paul Dukas. A sua volta, Dukas si era ispirato all’omonima ballata, Der Zauberlehrling, di Johann Wolfgang von Goethe scritta nel lontano 1797.
L’apprendista stregone è il terzo episodio di Fantasia, che ruota attorno ai guai di Topolino -Mickey Mouse invece di sgobbare come richiesto dal suo maestro lui trova il libro degli incantesimi e ha un’idea: far imparare alle scope a pulire il pavimento. All’inizio tutto bene poi si addormenta e si ritrova mille scope che lanciano acqua dappertutto, un disastro. Topolino prova a fermarle, ma non ci riesce.Tutto sembra essere finito quando Yen Sid non torna e ferma tutto il disastro.
Ascolto – L’apprendista stregone
Biancaneve e i Sette Nani fu il primo lungometraggio animato della Disney, tratto da una nota fiaba dei fratelli Grimm, diretto da David Hand. Pietra miliare della comunicazione del Novecento. Uno dei titoli che fanno parte della leggenda vivente del cinema.
Il compositore Frank Churchill scrisse 25 canzoni del lungometraggio, di cui solo otto vennero impiegate. Alcune furono scelte perché erano più efficaci dal punto di vista narrativo e dinamico, altre invece perché si ponevano come parentesi lirica, interrompendo il flusso narrativo, similmente a quel che avviene nel melodramma, in cui l’azione si ferma per far posto all’aria incaricata di manifestare gli stati d’animo e i sentimenti.
Facile, infantile, sentimentale, dolciastro, ma solo apparentemente. In realtà il film portava in sé precisi significati, anche molto seri: l’iperattività dei nani, in un momento in cui l’America si dibatteva ancora nella crisi economica.
Per quanto riguarda i personaggi, una caratteristica tipica di Disney era la commistione tra personaggi “umani’” che cantavano esprimendo dolcezza, fragilità, mielosità”, come le canzoni sentimentali di Biancaneve e del Principe. “ Some day my prince will come”, e personaggi vivaci, umoristici, inventivi come gli animali o come i nanetti.
La musica aiuta a rappresentare la tensione dei personaggi, come accade ad esempio nella sequenza in cui i nani, rientrando dalla miniera, scoprono che c’è qualcuno nella loro casa; in questa sequenza il carattere comico dei personaggi rivaleggia sulla tensione drammatica, infatti essi si avvicinano cautamente su una marcia pesante in tempo lento al fagotto, risolta in scalette rapide nel flauto e negli archi sulle loro fughe, poi segue un momento di suspense fino a quando i nani infilano la testa nella porta e si accorgono che una fanciulla dorme sui loro lettini.
Quindi, il dialogo strumentale tra il flauto e il fagotto riesce a rendere interessante la scena, come se si trattasse di un duello fra la paura e la caricatura della paura.
Ascolto – Some day my prince will come da Biancaneve
– Ehi-Ho! – Biancaneve
L’unione di musica e disegno suscita emozioni e diverte intrattenendo i più piccoli e, perché no, anche gli adulti.

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Per sempre Madre

di GIOVANNA FERRO
Sei nato all’alba di una giornata di pioggia.
Due giorni prima avevamo festeggiato, col tuo papà, l’arrivo di un nuovo anno.
Tu scalpitavi, ti rigiravi nel mio pancione, forse per avvisarmi che da lì a poco saresti
arrivato a sconvolgerci meravigliosamente la vita.
Ricordo le prime notti con te in ospedale: sempre sveglio, con quegli occhietti vispi che si affacciavano al mondo con curiosità.
Tornammo a casa il giorno della Befana, mai regalo più bello avrei pensato che potessi
ricevere da quella buffa vecchina.
La tua cameretta pronta ad accoglierti, ma tu c’hai dormito solo molto, ma molto tempo
dopo.
Di notte ti guardavo dormire al mio fianco, sereno, ogni tanto accennavi un sorriso ed io
pensavo a se tu stessi sognando. Controllavo se respiravi, avevo il terrore che smettessi difarlo. Poi mi sono abituata a quel tuo sonno tranquillo e beato, dopo le tue ingorde poppate. Le giornata erano piene, tra pipì, cacche, cambio di pannolini, biberon e pisolini.
Che bella la nostra prima estate al mare. La tue sgambettate nell’acqua e quando qualche schizzo ti arrivava in viso piangevi disperato.
E poi il tuo primo Natale, il tuo sguardo incantato dalle luci del nostro albero, quante
palline finite spiaccicate a terra e la stanza riempita di giocattoli da nonni e zii.
Eccola, la tua prima candelina. Giornata piovosa, come il giorno in cui sei nato, ma dentro casa nostra c’era il sole, c’erano i colori dei tanti palloncini che riempivano la stanza. I parenti tutti a batterti le mani e ad invogliarti a spegnere la candelina. I tuoi occhioni si riempirono di lacrime e soffiai io al posto tuo. Ma fu bello lo stesso.
I tuoi primi passi. Non c’ero, ti ho visto attraverso un video, lasciavi la mano del tuo papà
e ti incamminavi impacciato e timoroso da solo. Ed io non c’ero, quanto mi è mancato quel momento, ero a combattere l’inizio di un grande battaglia.
Sono tornata, ci siamo ripresi la nostra vita: io al lavoro, tu all’asilo nido.
Sei stato bravo, un ometto giudizioso sin da piccolo. Quando venivo a prenderti, mi
vedevi arrivare e ti precipitavi, col tuo passo ancora incerto, a prendere lo zaino nel tuo
armadietto. Alzavi le braccia ed io ti accoglievo con gioia, come se non ci vedessimo da giorni. Ti sbaciucchiavo e tu ti aggrappavi al mio collo.
Amore mio, come vorrei tornare a quei giorni, quando tutto era così lontano e
inconsapevole.
Le tue prime recite, eri un piccolo scricciolo, i tuoi primi lavoretti, tutti conservati.
Delle poesie che ci recitavi, qualche parolina la saltavi, perchè più che recitarle ce le
cantilenavi. Per non parlare delle canzoncine, provavi sempre vergogna nel cantarle con gli altri.
Figlio mio, quanto mi hai fatto penare nel vederti sempre un po’ in disparte, timoroso,
diffidente nell’affrontare una nuova situazione.
Quante volte mi sono chiesta se tutto quello che mi stava accadendo avesse, in qualche
modo, condizionato il tuo carattere.
Ho cercato, seppur faticando, di darti tutta la serenità possibile e di infonderti sempre tanta positività. Spero che qualcosa ti sia arrivato.
Ti vedo nel tuo grembiulino nero e lo zaino, più grande di te, il tuo primo giorno di scuola. Ti abbiamo accompagnato io e papà.
Ti ha accolto una maestra che sorridendoti ti ha teso la mano, ma tu non volevi lasciare la mia. Ti ho incoraggiato ad andare con lei, anche se il mio cuore non avrebbe voluto.
Non si direbbe, timidone come sei, ma abbiamo sempre chiacchierato tanto io e te.
Mi chiedevi perchè stessi così male, perchè le mamme dei tuoi amici erano sempre con
loro ed io spesso ero lontana da te, per curarmi. Perchè? Non ho mai trovato una risposta convincente.
Quanto ti sei divertito ad indossare le mie parrucche? Le abbiamo sempre scelte insieme.
Ti rispondevo con un sorriso quando mi dicevi di non farmi vedere dai tuoi amici
imparruccata. Lo so che ti vergognavi, non me lo hai mai detto, ma ho rispettato i tuoi
sentimenti. Sei solo un bambino e avresti dovuto vivere di gioia.
Vita mia sei cresciuto troppo in fretta.
Quante litigate abbiamo fatto perchè ogni giorno dovevamo guardare sempre lo stesso
film della Disney? Non c’era verso di staccarti dalla tivù, recitavi ogni parola e cantavi tuttele canzoni. Testa dura!
Ricordi le nostre vacanze all’Isola d’Elba? Quanto ami quell’isola.
La prima volta avevi solo tre anni ed ogni estate ci siamo ritornati.
L’ho ribattezzata l’Isola della felicità, perchè lì eri il bambino più felice del mondo.
Assaporavi ogni attimo della giornata. Le tue paure, i tuoi perchè in quei luoghi sparivano, lasciando posto alla spensieratezza, ed io ero grata per questo.
Anche quest’estate ci siamo ritornati. Avevo già capito che quella sarebbe stata l’ultima,
ma volevo vederti felice. Ho trascorso dei giorni con te senza pensare al futuro, che per me non ci sarebbe mai stato. Ho fotografato nella mia mente ogni momento di quell’estate, non volevo perdermi neanche un attimo. La mia ultima drammatica felicità.
Ho lottato e tanto, per te. Ho perso, ma non ho perso te.
Sei ritornato a scuola, a giocare a calcio, alle feste con i tuoi amici del cuore, alla tua
normalità, fortunatamente, perchè così deve essere.
E’ il tuo papà la tua spalla ora e ,mi raccomando, non litigate come fate sempre.
Me ne sono andata con la disperazione nel cuore di doverti abbandonare, di non vederti
crescere, di non poter essere con te quando gioirai e quando piangerai.
Lo so che ti mancheranno i miei baci, i miei abbracci, le nostre discussioni sulla vita,
come le chiamavi tu, le nostre litigate, ma non ti mancherà il mio amore.
Qualsiasi cosa farai, io sarò con te. Stringerò la tua mano quando avrai paura. Ti
proteggerò dai pericoli e dalle cattiverie. Gioirò con te quando ti innamorerai per la prima volta. Sarò seduta al tuo fianco quando prenderai decisioni importanti.
Vivi amore mio e come ti ho sempre detto: “La vita è fatta di cose belle e di cose brutte.
Ne regala tante belle, ma dobbiamo accettare anche quelle brutte”.
Tu sei il regalo più bello che potessi ricevere, anche se per poco, ma il nostro amore NON è volato via con me.
Adorato bambino mio, io sarò la tua mamma per sempre!
Dedicato a te sorella cara.
Racconto pubblicato nell’antologia ” Madri allo specchio – riflessioni in prosa e versi” a cura di Culturalfemminile, edito da Gli scrittori della porta accanto, 2021
Link di acquisto: https://www.amazon.it/Madri-allo-specchio-Riflessioni-scrittori/dp/8833669564
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