Interviste

PROMESSA di CYRANO

Promessa”, l'amore al tempo delle migrazioni, il nuovo singolo di Cyrano

Promessa di CYRANO: l’ultimo gesto d’amore

intervista di GIOVANNA FERRO

Alla ricerca di un futuro migliore, di un paese che non sia in guerra, di un paese che li possa accogliere e consentire una vita dignitosa: questa è la “speranza” che muove migliaia di uomini, donne e bambini ad affrontare un viaggio, senza ritorno, per mare, pagando uomini senza scrupoli per un posto in un barcone.

Non ti resta che aspettare

che io scriva

la mia prossima lettera

giungerà dall’altra parte

del mondo

questa è una Promessa…”

E Promessa è il titolo del nuovo singolo del cantautore catanese Carlo Festa, in arte Cyrano, uscito in streaming e in digital download, prodotto da Jonio Culture, accompagnato da un videoclip realizzato da Luca Condorelli.

Come dice lo stesso Cyrano: Promessa è una canzone che racconta l’amore al tempo delle migrazioni e delle innumerevoli, inaccettabili morti nel Mediterraneo.”

Come si evince dalle prime parole del testo, Cyrano racconta il dramma calandosi nell’animo di chi lo vive: persone con una tragica storia che diventano un numero, “una cosa tra le cose”, come lui stesso le definisce, persone alle quali viene tolta la dignità e l’identità.

Parole di speranza, di amore, di consapevolezza: una umida lettera che non arriverà, un’ultima richiesta di aiuto, un ultimo abbraccio alla vita, un ultimo gesto d’amore.

…Basterebbe un bacio

trasportato dal vento,

per tirarmi su,

vienimi a salvare,

vieni a prosciugare

questo mare immenso

che mi tira giù…”

Una canzone che induce sicuramente a riflettere e a non giudicare. Le parole pungenti, dolorose e di rassegnazione, scritte nel testo, si imprimono nella mente e nel cuore di chi le ascolta, dando una lettura diversa e personale delle vicende che i media passano ogni giorno.

Le immagini del videoclip, che fotografano una triste realtà, fanno da sfondo ad un sound trascinante, incalzante, in cui spesso gli archi fanno da controcanto ad una ricca linea melodica che a tratti diventa malinconica, per dare ancor più rilievo a ciò che si sta raccontando.

Promessa di Cyrano https://www.youtube.com/watch?v=2qCebhrIN3c

Promessa” anticipa l’album atteso per i primi mesi del 2021, “Atto Primo – Il Faro dei Perduti”.

Cyrano, classe ’90, si è avvicina alla musica giovanissimo, la prima canzone la scrive a quindici anni. Ha continuato con la scrittura di brani a sfondo sociale, che hanno ricevuto positivi apprezzamenti. Ha compiuto i primi passi nel mondo della musica inedita nel 2016 con la partecipazione al Tour Music Fest, raggiungendo i quarti di finale. Si esibisce in vari concerti e partecipa a concorsi come l’ArtRockMuseum di Bologna e il Lennon Festival di Belpasso, aggiudicandosi il premio per il miglior testo con il brano “Futuro”, scritto insieme a Giovanni Timpanaro dei Miqrà.

Alla fine dello scorso anno ha pubblicato il suo primo EP “Proemio”.

Culturalfemminile ha incontrato Cyrano:

Cyrano, ovvero Carlo Festa, ci piacerebbe conoscerti meglio. Ci parli di te e di come nasci musicalmente?

Non ho molto da dire su di me.Intendo, personalmente: so che ci si aspetta una storia importante con delle esperienze significative, poste all’estremo confine del presagio mistico, per questo genere di percorso singolare. Ma, la mia, sarebbe la storia normale di un ragazzo che ha imbracciato una chitarra e sta provando a tramutare in versi quello di cui già parlava in maniera disordinata e prolissa. Pertanto, non sono nemmeno certo di essere “nato” musicalmente. D’altronde, la canzone non è un certificato di nascita, credo sia più un fatto empirico: se esisti nel brivido di chi ti ascolta allora, probabilmente, avrai una prova a tuo favore che testimoni la tua esistenza. Nel dubbio, rimetto questa domanda alle orecchie di chi mi ascolta.

Perchè hai scelto di chiamarti Cyrano?

La prima cosa che ovviamente, a buon ragione, sovviene, è una sorta di assonanza familiare dettata dal repertorio di gucciniana memoria. Direi di sì, appunto. Anzi, lo confermo. Aggiungo che l’intento è sempre stato quello di scrivere canzoni che possedessero una dimensione espressiva “pungolante”, come fosse un verso-fioretto. La canzone come lama, il contenuto come ambizione di potenza sferzante.

La tematica delle tue canzoni è prevalentemente a sfondo sociale, in particolare narri di un riscatto da parte di chi non ha riferimenti culturali. Ce ne vuoi parlare?

Io ambisco a parlare la lingua degli orfani di paternità culturale: la grammatica del complesso di Telemaco. Non esiste qualcuno che sia sprovvisto di riferimenti culturali. Non esistono bussole che non puntino da nessuna parte. La direzione indicata potrebbe rivelare la via più insidiosa o un tesoro inatteso, o semplicemente la strada più sbagliata. Pur sempre indicherà un sentiero da percorrere.

Io vorrei allora raccontare il dramma di chi avverte la virata verso il disastro del nostro mondo, privo di validi capitani sui quali contare e di equipaggi all’altezza della missione di coesistenza alla quale siamo chiamati.

Dalla penombra di questo sfondo, fa breccia la necessità di trattare certi temi sociali contenuti nelle mie canzoni.

Quanto c’è della tua terra, la Sicilia, nella tua musica? Ci sono influenze culturali e stilistiche?

Devo essere sincero? Nella maniera più assoluta. Ma non perché ambisca ad un cambio di residenza verso Antenòra; semplicemente non ho mai avvertito la necessità di servirmi di certe misure e altrettanti strumenti nostrani, sia sotto il profilo “poetico” che sotto quello musicale, per esprimere qualsivoglia pensiero o affetto.

Semmai possiamo trovare innumerevoli riferimenti al Mar Mediterraneo, doverosi per esprimere quanto questo nasconda ormai da anni, una necropoli sommersa, ben curata dagli indifferenti del mondo.

“Promessa” è il singolo che anticipa il tuo primo album “Atto Primo – Il Faro dei Perduti”. Hai detto che hai pensato a questo brano come a un racconto politicamente sentimentale: perchè?

Perché tenta di raccontare la dimensione umana, e quindi sentimentale, di un soggetto che, abitualmente e inspiegabilmente, è confinato nella narrativa della cronaca nera della politica. Ciò che si nasconde dietro un fatto politicamente rilevante, è la sfera sentimentale di chi dà vita a determinate circostanze di pubblica attenzione. Persino dietro il movimento farraginoso delle Istituzioni, può nascondersi il miracolo del sentimento, e di questo ne ha parlato ampiamente Pasolini.

In “Promessa” narri l’amore ai tempi delle migrazioni. Senti particolarmente questo tema?

Io non sento particolarmente questo specifico tema: sento particolarmente il tema degli ultimi. E chi sarebbe oggi ultimo, se non tutti coloro ai quali è stata negata non soltanto la dignità dell’identità ma, anche e soprattutto, il riconoscimento della propria umanità?

Chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Mi avvalgo di inestimabili professionisti. C’è chi è stato di passaggio, chi invece è rimasto nonostante tutto e chi invece presta il suo talento per occasioni determinate.

Gli archi che potete sentire in ogni mio brano sono suonati da Salvatore Randazzo e Sunah Choi, sia nell’EP uscito a Novembre, “Proemio” che nell’ultimo singolo del quale abbiamo parlato.

Le tastiere, le linee melodiche del fagotto e l’inserimento dei sinth elettronici contenuti in Proemio, appartengono rispettivamente a Mario Guarnera, Gabriele Randazzo e Carlo Longo.

Le suggestive curve suggerite dalla lapsteel in “Promessa”, sono di Gaetano Santagati, con il quale conto di completare l’intero album d’esordio.

Gli inserti elettronici, le atmosfere ambientali, il tappeto pianistico che raccontano lo scenario di “Promessa”, sono state invece arrangiate assieme al Maestro Garofalo, con il quale collaboro per la realizzazione dell’intero progetto discografico.

C’è un progetto alla base di tutto ciò. Ci farebbe piacere conoscerlo.

Come anticipato sopra, l’obiettivo è la realizzazione del mio primo Album: “Atto I – Il Faro dei Perduti.”

Sarà il primo capitolo discografico che rifletterà il tema degli ultimi.

Il faro come paradigma di speranza nel deserto di un oceano; ovvero nell’oscurità sorda dell’indifferenza dei più. Chiunque si senta smarrito, dimenticato, privato di una sua identità naturale, spogliato della sua semplice esistenza, prega l’avvistamento di un faro da scorgere, durante ogni propria quotidiana tempesta, affinché possa orientare verso porti sicuri (metaforici ed espliciti).

Dopo quest’ultimo originale e stupendo lavoro, quali sono i tuoi programmi futuri?

Ribadisco, a parte l’uscita dell’album nei primi mesi del 2021, ho solo sorprese da dichiarare. Una che certamente potrebbe manifestersi nel mese di settembre, chissà…

Le altre sono ancora un mistero per me stesso.

Promessa, una canzone - di Cyrano a cura di Gianna Ferro
Carlo Festa – Cyrano

Grazie Carlo. Mi auguro che i tuoi “misteri” si palesino a noi il prima possibile. Che narrino storie d’amore e di umanità come hai fatto con “Promessa”, scavando un solco nel cuore di chi le ascolta.

Contatti: FACEBOOK  https://www.facebook.com/cyranopage/

INSTAGRAM https://www.instagram.com/carlo.festa.cyrano/

SPOTIFY https://open.spotify.com/artist/0GOeOe5wfLk3CJj0eAXB4V

Interviste

Notte insonne di CARLA MAGNONI

Notte insonne di Carla Magnoni su Amazon Music - Amazon.it

NOTTE INSONNE di CARLA  MAGNONI: una voce per le donne

intervista di GIOVANNA FERRO

   Con “Notte Insonne Carla Magnoni torna sulla scena musicale italiana dopo un lungo periodo di silenzio. Il singolo anticipa l’imminente nuovo album “Cento passi avanti” prodotto da Valter Sacripanti.

   Carla Magnoni, toscana di Chiusi, cantautrice, pianista, arrangiatrice ed autrice per sé e per altri, si dedica allo studio della musica classica sin da piccola, per poi passare allo studio del pianoforte moderno e armonia all’età di sedici anni.

   Scrive musica dall’età di undici anni e comincia a fare anche i primi arrangiamenti. Approfondisce gli studi in musica leggera, conseguendo diversi titoli importanti. Partecipa a vari contest, ma dal 2000 inizia ad avere i primi riconoscimenti in ambito musicale. Dal 2009 al 2018 è stata direttrice e arrangiatrice del gruppo vocale pop a cappella “SetteOttavi” con cui ha inciso due CD.

   Suona, oltre al pianoforte, chitarra e il sax contralto.

  Carla ha anche una laurea in Ingegneria ed ha lavorato presso una grande multinazionale, fino a quando la passione per la musica, suo primo amore, le fa abbandonare la professione per riprendere l’attività di cantautrice nel giugno del 2018.

Ed eccoci a Notte Insonne

“… è tutta colpa dell’amore

se mi sento un po’ distratta

dopo questa notte insonne

tutto sembra una disfatta…”

  Chi dopo una Notte Insonne non si sente un po’ folle, cullato dalla leggerezza, ubriacato di felicità e anche se fuori piove, dentro splende il sole. Una visione quasi fantastica dove la realtà diventa ingenuamente alterata.

   Uno stato che forse dovremmo portarci dentro più a lungo, lasciarlo sospeso per un po’, non solo dopo aver vissuto una notte magica d’amore.  

  Notte insonne è accompagnata da un videoclip diretto da AnimatorShama e dalla stessa Carla Magnoni, in cui animazione, ironia, ritmi diversi e voce portano una ventata di freschezza e di allegria.

   Ed è l’amore, nelle sue tante sfaccettature, che troveremo narrato in tutte le nove canzoni, scritte da Carla per il suo primo album “Cento passi avanti”.

  Brani arrangiati insieme a Valter Sacripanti, album in cui si annovera la presenza di musicisti di prestigio come Giuseppe Barbera, Giuseppe Tortora, Mario Gentili, Riccardo Ciaramellari, David Pieralisi e lo stesso Valter Sacripanti.

Conosciamola meglio Carla Magnoni:

  • Carla parlaci di te donna e della tua nascita artistica.

  Appartengo senza dubbio a quel genere di donna che ama le donne! Nel senso che ho sempre pensato che le donne non solo debbano avere gli stessi diritti e doveri degli uomini, ma che debbano anche essere trattate con profondo rispetto non fosse altro per quella capacità materna che le caratterizza. Con capacità materna non intendo solo la possibilità di mettere al mondo delle nuove vite, ma soprattutto quel sesto senso che le rende particolarmente empatiche, recettive e spesso protettive nei confronti degli altri.

Nella mia vita mi sono trovata sempre ad essere donna in mondi maschili, l’ingegneria è sicuramente un ambito maschile ma anche la musica lo è, soprattutto se parliamo di musicisti e non solamente di cantanti. Ho sofferto e ho lottato per vincere quel senso di diffidenza con cui iniziava un mio qualsiasi rapporto lavorativo (sia da ingegnere che da musicista) e ho capito che per avere 10 dovevo dimostrare di sapere 100… Comunque nell’album che uscirà a settembre ci sarà una canzone interamente dedicata alle donne.

La mia nascita artistica è avvenuta molto presto, così presto che non mi ricordo come sia avvenuto, nei miei primi ricordi di bambina già suonavo il pianoforte e già leggevo la musica. Mio nonno, che era un musicista, mi aveva messa a sedere sullo sgabello del piano appena aveva potuto. Ci aveva già provato con i suoi due figli e con i due primi nipoti senza successo, quando sono arrivata io non ci sperava più! Ho iniziato così, da bambina piccola, e non ho mai smesso.

   E’ stato difficile conciliare gli studi musicali con quelli universitari della facoltà di ingegneria?

  La facoltà di ingegneria non è proprio una passeggiata e ci sono stati dei periodi in cui purtroppo non lasciava tanto spazio alla musica, ma io ho sempre ripreso e ho sempre continuato a suonare nei locali anche perché questo mi permetteva di guadagnare qualcosa ed essere più indipendente dai miei genitori.

  Alla fine ha prevalso la musica: perché? Cosa vuoi trasmettere con le tue canzoni?

 
  Alla fine, dopo tanti anni di lotta fra il lavoro da ingegnere e la musica, ha vinto lei perché ho capito che si vive una volta sola e che la vita è breve, e che questa è realtà non una semplice frase fatta.

La musica per me è sempre stata una necessità e non farla mi provoca un profondo senso di vuoto e insoddisfazione. Con le mie canzoni cerco sempre di esprimere un concetto o raccontare una storia, qualcosa che comunque alla fine possa lasciare uno spunto di riflessione. Si può scrivere su tutto basta avere un punto di vista originale e trovare un risvolto che possa far pensare o semplicemente emozionare.

  – “Notte insonne” un singolo dopo tanto tempo. Come mai solo ora?

  Un mio caro amico buddista risponderebbe che le cose arrivano quando siamo pronti per accoglierle…. e forse, in questo caso, è andata così. Già nel 2001 avevo praticamente un album pronto che non ho mai fatto uscire ( e che a questo punto non vedrà mai la luce) perché in quel momento ho preferito scegliere altre strade. Questo album per nascere ha aspettato che Carla diventasse adulta, una donna matura in grado di affrontare e mettere in musica anche argomenti difficili, come potrete ascoltare quando l’album uscirà.

  Ascoltando il tuo singolo mi colpisce lo stile misto a ballata e ad accenni di samba, tu invece come lo definisci?

  L’arrangiamento si basa principalmente sulla sezione ritmica che è stata la prima (dopo il piano) ad essere realizzata dal grande batterista Valter Sacripanti (anche produttore artistico di tutto l’album). Su quelle tracce ritmiche e il pianoforte io e Valter abbiamo aggiunto basso, synth vari e fiati, volevamo dare la sensazione di qualcosa tra l’antico e lo sgangherato, con un po’ di sapore di circo e di gioia infantile.

 “Notte insonne” anticipa l’album “Cento passi avanti”, in cui ti avvali della collaborazione di tanti artisti. Cosa ti aspetti e ti auguri con l’uscita di questo nuovo lavoro?

  Si in effetti nell’album hanno suonato diversi grandi musicisti (Valter Sacripanti, David Pieralisi, Guseppe Tortora, Mario Gentili, Riccardo Ciaramellari, Giuseppe Barbera) e di questo sono molto orgogliosa, perché hanno accettato di mettere il loro nome vicino al mio su questo lavoro e per questo li ringrazio tanto.

Quello che mi auguro è che questo album arrivi al cuore di qualcuno e diventi il suo compagno di viaggio per un certo periodo di tempo, facendo da sottofondo per un po’ ad altre vite diverse dalla mia. Mi piacerebbe molto che un giorno qualcuno, risentendo il mio disco, possa associare a quelle canzoni dei ricordi propri, degli avvenimenti, dei pensieri, dei profumi legati ad un periodo della propria vita e si emozionasse come quando li ha vissuti.

Notte insonne di Carla Magnoni: una voce per le donne
Carla Magnoni

 Grazie Carla. Ci auguriamo che le tue canzoni raggiungano, soprattutto, il cuore delle donne  e che possano, attraverso le tue parole, trovare semplicità e leggerezza.

Contatti:

https://www.carlamagnoni.it/
https://www.facebook.com/carlamagnonimusica/
https://open.spotify.com/artist/7dlnawaSLZZ42NLFiGxFAV?si=YZIaxBG5T42Tvh6kGsiVXQ
https://youtu.be/j-yGux4T1vE

Interviste

Mondi Paralleli di DANIELA MASTRANDREA

Daniela Mastrandrea - Mondi Paralleli | SOund36 Magazine di Cultura  Musicale, Arti e Spettacolo

MONDI PARALLELI di Daniela Mastrandrea: emozioni in musica

di GIOVANNA FERRO

 Ognuno di noi possiede dentro di sé un bagaglio di pensieri, emozioni, abitudini, mondi diversi, che procedono parallelamente, ma che convergono verso la stessa direzione.

  Tutto ciò prende forma in Mondi paralleli di Daniela Mastrandrea, il suo quarto lavoro per pianoforte, un lavoro intimo, emozionale, alla continua scoperta di un mondo interiore che si manifesta attraverso la sua musica.

  Daniela Mastrandrea, nata nella meravigliosa Gravina in Puglia, piccolissima inizia lo studio del pianoforte e compone i suoi primi pezzi. Si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di musica “Nino Rota” di Monopoli affiancando gli studi di composizione. Segue corsi di perfezionamento e master di interpretazione pianistica, duo pianistico e musica da camera.

  Vincitrice di diversi concorsi Internazionali di Composizione, i suoi brani e le sue orchestrazioni sono stati eseguiti da diverse orchestre e formazioni nel mondo.

Numerose le sue collaborazioni con artisti nazioni ed internazionali.

 Ha al suo attivo tre album, prettamente strumentali, dove raffinatezza e classicità fanno da tappeto alle note del suo pianoforte: il suo esordio Volo di gabbiani, che raccoglie musiche da lei composte tra gli 11 e i 18 anni; Fluide risonanze del 2016 e Lo specchio del 2018.

  L’uscita del quarto album della compositrice e pianista pugliese Mondi Paralleli viene anticipato dall’omonimo singolo e dal videoclip, pubblicato il 20 Marzo ideato e diretto da Domenica De Leonardis, girato nella sua città natale Gravina in Puglia, dove arte, storia e cultura hanno inevitabilmente influenzato la musica di Daniela Mastrandrea

  Una visione meravigliosa le immagini girate sul Ponte Madonna della Stella a Gravina, che vede la musicista suonare il pianoforte sospesa tra passato e presente.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=11&v=AvJkSpz3o58&feature=emb_logo

“Mondi Paralleli rappresenta la dualità che da sempre mi abita, i miei opposti, due mondi paralleli in lotta tra loro. Viviamo in un mondo apparente e sotto la superficie si nascondono vari livelli di profondità. Io cerco di individuarli e portarli a galla di volta in volta. Non è semplice ma se si è in ascolto, tutto si rivela”.

 Così Daniela parla del suo ultimo lavoro.

 Un quadro i suoi brani, dove delicatezza, fragilità, forza, romanticismo, melanconia, si intrecciano in un’unica melodia. Un dipinto di Monét, uno spartito di Debussy, uno scritto poetico: a questo e ad altro ancora possono condurre le note, suonate dalle fluide dita di Daniela sulla tastiera del pianoforte.

 Tra stile classico e sprazzi di jazz, la musicista racconta il suo mondo interiore, le sue emozioni, ma anche la bellezza della sua terra.

 Sentimenti che non si possono scrivere, ma che solo la musica intima e raffinata di Daniela Mastrandrea riesce a trasmettere.

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Daniela Mastrandrea

Cultura al Femminile incontra Daniela Mastrandrea:

   Daniela parlaci un po’ di te come donna e di come il tuo percorso di studi classici, un diploma in pianoforte e lo studio della composizione, ti ha portato a quello che tu componi oggi.

  Ognuno di noi ha un’immagine di sé nella propria mente che trasmette all’esterno. Consciamente o inconsciamente siamo il riflesso della nostra mente, un prolungamento di essa. Cosa potrei dire di me come donna… sono abituata a pensarmi solo e soltanto con, per e nella musica. Non penso mai a cosa vuol dire essere donna perché in me vive ancora la bambina spensierata di un tempo con un solo e unico desiderio… scrivere musica! In merito a come è cambiata la mia scrittura musicale, invece, sicuramente il mio percorso di studi classici, un diploma in pianoforte e lo studio della composizione, hanno contribuito a creare quello che oggi scrivo, ma è altresì vero che, se la mia scrittura è cambiata, lo devo principalmente alla mia instancabile tenacia (non sarei al quarto album) ed alla sensibilità musicale ed emotiva che coltivo e cerco di affinare ogni giorno, attraverso ascolti e continui processi creativi di scrittura ma anche attraverso gli incontri, che sono il vero motore vitale della mia musica. È solo grazie a questo se la musica che scrivo è cambiata nel corso di questi anni.

  Che nome daresti al tuo genere musicale?

  Spesso la musica è così contaminata che è difficile racchiuderla in un solo genere. Quella sul web è solo una minima parte di tutto ciò che ho scritto fino ad oggi e chi mi conosce da vicino sa che scrivo davvero di tutto. Nel 2019 ho iniziato il progetto dal titolo “Quatto Singoli per le Quattro Stagioni”. Ho pubblicato quattro singoli volutamente differenti tra di loro, nello stile e nel genere, proprio per esprimere al meglio la mia versatilità. Da “Rendezvous”, una beguine allegra e vivace ricca di colori e strumenti, a “Claudine & Jean-Pierre”, un valzer parigino per violoncello e pianoforte, passando per “NUMA”, per pianoforte e orchestra d’archi, fino ad arrivare a “Sottovoce”, un brano per flicorno e pianoforte dalle sonorità un po’ jazz e dal colore e mood newyorkesi. Vi invito a vedere i videoclip di questi brani che mi hanno portata in alcune delle città più belle al mondo… Bari, Parigi, Venezia, New York!

 Quello del 2019 è stato un esperimento ben riuscito direi, visto i risultati raggiunti, tanto da pensare di mantenere “Quatto Singoli per le Quattro Stagioni” per i prossimi anni. La musica raccolta nei miei album la scelgo appositamente secondo una certa linea guida, un viaggio musicale unico per l’ascoltatore in ogni album. Se dovessi darle un nome, la chiamerei “classica”. Non la improvviso, la scrivo nota per nota. Linguaggio, fraseggio, ritmo, melodia e armonia sono di stile classico. Sì, spesso mi viene attribuita una certa affinità con le armonie jazz ma la realtà e che delle armonie che ad oggi vengono attribuite al jazz ne è piena la letteratura pianistica da Bach a Beethoven, Chopin, Ravel, Debussy e molti altri.

  Il contributo che ha dato e dà la Puglia in campo musicale è grandioso. Quanto c’è della tua terra, Gravina in Puglia, nella tua musica? Ci sono influenze di stili diversi, se sì, quali?

  La Puglia come istituzione nelle varie sue forme, ha dato e dà tanto s o l o ai suoi prescelti. Tutto ciò non mi ha mai fermata e non mi ferma. Io credo in un unico e grande contributo, quello che diamo a noi stessi a prescindere da ciò che abbiamo intorno e dal luogo che ci circonda. Della mia Gravina in Puglia c’è molto nella mia musica se si pensa che sono nata e cresciuta in una casa che affaccia sul famoso Ponte Romano Madonna della Stella. Il pianoforte era difronte a questa incantevole visione… come non lasciarsi ispirare! Ho sempre suonato di tutto da quella vista, da Keith Jarret ad Alan Parson, dai Dire Straits ai classici della letteratura pianistica che studiavo in quel momento. L’elenco è davvero lungo perché amavo molto leggere a prima vista e perciò ripercorrevo in lungo e in largo tutti i libri che avevo. Se vogliamo parlare di influenze… chi di noi non è influenzato da qualcosa o qualcuno? Impossibile non esserlo! Una cosa è certa… quando mi siedo al pianoforte per scrivere musica sono solo me stessa, non cerco di ricalcare un’idea o uno stile prestabilito… mi lascio semplicemente andare!

  Il tuo è un curriculum di tutto rispetto: molti premi come pianista, come compositrice, come arrangiatrice e tantissime collaborazioni con musicisti noti. Ma il ruolo in cui ti senti più te stessa qual è?

  Il curriculum è il percorso che facciamo, i passi che si snodano al raggiungimento della meta. Ho iniziato studiando pianoforte, non immaginavo minimamente che avrei potuto scrivere, poi ho iniziato a farlo ed ho capito che potevo davvero. E così, di volta in volta, esperienze generano nuove esperienze e ti fanno prendere consapevolezza di chi sei e cosa vuoi davvero. Mi piace molto stare al pianoforte e suonare la mia musica e quella di altri ma, ancor di più, mi piace immaginarla la musica… fissare il vuoto e captarla dal silenzio! Compositrice è il ruolo in cui mi sento più me stessa.

  Le tue musiche sono ispirate da componimenti scritti, da immagini o ti lasci guidare dall’istinto nel momento in cui componi?

Mi è capitato di scrivere su richiesta e quindi di dovermi necessariamente ispirare a scritti poetici o a immagini. Ricordo che una volta mi è stato chiesto di lasciarmi ispirare semplicemente dalla copertina di un libro, senza leggerlo, e di scrivere una composizione che sarebbe stata eseguita in prima assoluta per la presentazione del libro. È così nacque nel 2010 “Luci ed Ombre” (album “Fluide Risonanze”) ed il libro in questione era “Come piante tra i sassi” di Mariolina Venezia. Altri esempi di composizioni ispirate a poesie sono “Chiaro di luna” (album “Lo Specchio”) e “Danza Lenta” (album “Mondi Paralleli”), ispirate entrambe a componimenti poetici. Esempi come questi sono sporadici nella mia musica e, se pur ispirandomi a qualcosa, la tendenza è sempre a lasciarmi guidare dall’emozione del momento. Mi ascolto e mi lascio andare. Non mi piace che la mente prenda il sopravvento. Mi piace semplicemente stare a vedere dove la mia voce interiore mi porterà.

  Quali sono i “mondi paralleli” che coesistono dentro di te?

Dentro di noi c’è un universo che si muove fuori dal nostro controllo. Noi stessi siamo piccoli universi facente parte di un unico grande universo. Siamo molto più di ciò che immaginiamo ed è fuori di dubbio che in noi coesistono innumerevoli mondi. In quanto essere umani siamo volubili e vulnerabili e perciò instabili ed incostanti nell’umore e nel fronteggiare le situazioni più disparate della vita. Quello che ci da forza è la volontà, la tenacia ad andare avanti e a fare meglio. In queste mille contrasti, dubbi e domande che ci poniamo, che io stessa mi pongo, ho provato a descrivere musicalmente i mondi paralleli che coesistono dentro me e, credo, in noi tutti, che altro non sono che i nostri stati d’animo, le nostre sensazioni ed i nostri sentimenti in lotta tra loro, tra inconscio e ragione.

  Quali sono i tuoi programmi futuri, stai già lavorando ad un altro meraviglioso album?

Questa domanda è la più bella per me perché mi rende fiera ed orgogliosa del fatto che mi porto sempre avanti dal punto di vista della scrittura musicale. In effetti sì, “Mondi Paralleli” era in procinto di uscire ed io pensavo già ai miei prossimi brani con l’obiettivo di un nuovo album. E vi dirò di più, c’è un disco pronto dal 2013 al quale continuano ad antecedere album, al momento “Lo Specchio” e “Mondi Paralleli”.

Chissà se sarà il prossimo! Ha già il titolo… ma non lo sveliamo! I miei programmi e progetti futuri sono tanti e uno solo… scrivere!

Mondi Paralleli: il nuovo singolo di Daniela Mastrandrea
Daniela Mastrandrea

Nota Personale:

Daniela Mastrandrea ha composto anche dei brani singoli. Vi voglio segnalare l’ascolto di

Claudine & Jean-Pierre, per pianoforte e violoncello https://youtu.be/cRcKK2CAKe0

Interviste

DORA SISTI: la voce che incanta

DORA SISTI: la voce che incanta

intervista di Giovanna Ferro

  A sette anni di distanza dal debutto con l’opera prima “Mai prima d’ora”, in cui Dora Sisti, cantante e compositrice abruzzese, narra la musica, in cui i versi diventano canto, accompagnati da citazioni colte e passaggi autobiografici, trasmettendo una parte di sé e trasformando pensieri astratti in immagini vere, arriva il suo nuovo album.

  Dora Sisti ha presentato insieme al suo Quintetto, il 15 febbraio scorso alla casa del Jazz di Roma, il suo nuovo progettoRime of the ancient mariner, una Suite, non nel senso barocco del termine, composta musicando le liriche della Ballata del vecchio marinaio  tratte dall’omonimo poemetto del poeta inglese Samuel Taylor Coleridge, pubblicato nel 1798 e divenuto un manifesto della corrente del romanticismo.

  Durante la performance sono state proiettate illustrazioni realizzate dall’artista tedesca Aurelia Luitz, che ripercorre il cammino del Marinaio, dando  maggiore forza visiva alla musica.

  Un’opera originale, una moderna Lyrical Ballad, “Rime of the ancient mariner” dicui Dora è cantante e autrice delle musiche, è un progetto ambizioso, un contest album dove trovano posto poesia e letteratura, esplorando nuove armonie jazzistiche. Le canzoni descrivono un mistico mondo soprannaturale ben calibrato con il mondo del reale; l’opposizione tra razionalità e irrazionalità, tra ragione e immaginazione. Undici tracce che riassumono le sette parti delpoema delloscrittore romantico inglese e che lasceranno, a loro volta, traccia nel Jazz italiano.

«Dio ti salvi, vecchio Marinaio,
dai demoni che così ti torturano! –
Perché guardi così?» – Con la mia balestra
Io trafissi l’Albatro.” 

 da La ballata del vecchio Marinaio

 Dora Sisti, con un curriculun di tutto rispetto, ha una voce che incanta: leggera, ma al tempo stesso potente. Pur avendo una formazione jazzistica, il suo canto non eccede mai in svolazzi e tecnicismi; anche nelle improvvisazioni la sua voce resta naturale e il suo timbro cristallino, limpido, che rivela passione ed eleganza nelle sue interpretazioni.

Da Rime of the ancient mariner :

Ora vorrei che fosse Dora a raccontarsi:

Il nostro è un blog principalmente al femminile. Avrei piacere di conoscere Dora prima come donna e poi come artista. E quanto della donna c’è nell’artista Dora Sisti?

  Che domanda bella e difficile! Sono una donna di quasi trentadue anni, nata e vissuta in una piccola cittadina della provincia abruzzese. A 19 anni mi trasferisco a Roma, una città che ho sempre amato e sognato e in questa città scelgo la Musica, mi innamoro e divento mamma. Penso che nella Dora artista ci sia moltissimo della donna, la semplicità, le insicurezze e la voglia di riuscire della ragazza di provincia, la pazienza e l’amore della mamma, la passione e la premura dell’amante.

Quanto la passione per la poesia, la letteratura hanno influenzato la scrittura  delle tue canzoni?

  Moltissimo, la mia prima composizione è nata da alcuni versi di Emily Dickinson. Questo per dire che la “poesia” da sempre ha rappresentato l’incipit del mio essere compositrice, è un qualcosa di innato, su cui probabilmente non ho meditato neanche più di tanto, è una parte di me. Penso abbia origini lontane, una nonna (preside) che mi parlava in versi, un fratello poeta e amante della poesia, un Liceo Classico (quello di Lanciano) di cui ricordo docenti illuminati e compagni meravigliosi.

Nelle canzoni del tuo primo disco Mai prima d’ora troviamo pensieri astratti, trasformati in vere e proprie immagini: citazioni colte, passaggi autobiografici e addirittura l’arrangiamento in note di una poesia di Emily Dickinson “Robin’s Waltz”.

  Quando uscì Mai Prima D’ora avevo appena compiuto 24 anni ed ero nel pieno dei miei studi jazzistici. Il legame con il Jazz emerge in modo chiaro, nonostante fossero già presenti influenze e contaminazioni. La scrittura è aulica, ma non per questo poco sincera. Dal punto di vista dei significati, in Mai Prima D’ora mi sento soprattutto “figlia”, figlia nella vita e figlia di un genere. Non a caso il brano di punta è Everytime I see you, dedicato al mio papà, “You’re my only love, you’re my only prince”.

Invece The Rime of The Ancient Mariner, tuo ultimo lavoro, è una suite composta musicando le liriche, tratte dall’omonimo poemetto del poeta inglese Samuel Taylor Coleridge. Ce ne parli?

  Il mio incontro con Coleridge è stato del tutto casuale e risale a una telefonata di Carlo Ferro (pianista del gruppo) “Ma la conosci La Ballata del Vecchio Marinaio, beh, dobbiamo assolutamente scriverci una suite.” Non esitai un secondo, comprai immediatamente il libro e iniziòun percorso di conoscenza reciproca.E’ un poemetto di fine Settecento, pietra miliare del Romanticismo inglese. Il Marinaio durante un banchetto di nozze ferma un convitato ed inizia a narrare la storia del suo viaggio di cui vi svelerò i due momenti salienti, perlomeno secondo la mia lettura. Il primo momento è l’incontro con il male assoluto, quel male che non ha bisogno di moventi e che conduce il Marinaio all’uccisione crudele e gratuita di un Albatro; il secondo momento invece è la benedizione inconsapevole delle creature marine da parte del Marinaio. Morale della favola? Prega bene e ama bene colui che sa amare tutte le creature, grandi, piccole, uomini, uccelli e bestie. E’ di un’attualità sorprendente.

Dal punto di vista strettamente musicale la scelta di una ballata letteraria (lyrical ballad) ha agevolato moltissimo la “messa in musica”, la ballata infatti nasce come tipologia poetica di origine popolare ed è caratterizzata da una metrica che ne esalta la cantabilità.

Jazz, musica d’autore: come definiresti il tuo genere musicale?

  Ad essere sincera, non saprei definirlo. Talvolta questo sfuggire dalle etichette di genere rappresenta una grande ricchezza, talvolta, dal punto di vista del mercato, mi fa sentire un pò “orfana di genere”. La matrice è sicuramente jazzistica, ma c’è molto altro. Rock, prog, r&b, pop, musica classica contemporanea. In questi casi una parola che funziona molto è “Jazz Crossover”, ma non so quanto possa rendere l’idea. Quando ho scritto la suite non mi sono posta neanche per un istante il problema del “genere”, cercavo di ascoltare le parole del Marinaio e di connetterle con il mio sentire umano ed artistico.

Nonostante il tuo ruolo di leader, dietro ad ogni componimento c’è un grande lavoro d’insieme: come è nato il Quintetto? Mi parli dei suoi componenti?

  Quando penso al mio gruppo avverto nel cuore un fortissimo senso di gratitudine. Ci siamo conosciuti nel 2009 a Roma, nelle classi del Saint Louis College of Music, un’importante accademia musicale, tutti fuori sede e con un amore sconsiderato per la musica. Per un bel pò siamo stati l’uno la famiglia dell’altro. Quando siamo sul palco, questo senso di famiglia si avverte fortissimo. Carlo Ferro, un pianista eccezionale, è sempre stato un grande punto di riferimento musicale, mi fido ciecamente di lui, conosce a fondo la mia musica e sa valorizzarla come pochi. Giuseppe Salvaggio al basso e Marco Tardioli alla batteria, una ritmica spaziale, fatta di piedi per terra e lanci in orbita, groove, intesa e sensibilità. Dulcis in fundo, Andrea Verlingieri al sassofono soprano e tenore, nonostante la natura solistica del suo strumento, si è messo al completo servizio della suite e del Marinaio. Le mie indicazioni avevano ben poco di musicale, ero alla ricerca di suggestioni “qui sei l’Albatro, qui sei la Tempesta, qui sei il ricordo del Marinaio”.

Quali sono i tuoi progetti futuri dopo l’uscita di quest’ultimo grande Album?

  La cosa che amo fare di più è scrivere, scrivere musica. Sto scrivendo cose nuove, completamente nuove, prevalentemente in italiano. E’ una strada inaspettata, che non ho cercato. Ci sono cose che sedimentano nei terreni della mente e del cuore e che poi, semplicemente fioriscono. Quando scrivo mi sento così, a raccogliere fiori che non appassiscono.

Dora Sisti
Dora Sisti