Interviste

PREMIO BIANCA d’APONTE

Bianca d’Aponte

Premio Bianca d’Aponte : le voci di Bianca

Articolo e intervista di Giovanna Ferro

Continua “ l’onda rosa” con la 16a edizione del Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa, Concorso nazionale per sole cantautrici diventato ormai uno degli eventi più prestigiosi e attesi della musica italiana.

Il Premio Bianca d’Aponte si avvale della direzione artistica di Ferruccio Spinetti e madrina del Concorso di questa edizione sarà Arisa; a lei spetterà il compito di presiedere la giuria, di cantare e di incidere un brano di Bianca d’Aponte, la cantautrice a cui è dedicato il Premio. Il Concorso si terrà al Teatro Cimarosa di Aversa nelle giornate del 23 e 24 ottobre 2020.

Il bando del Concorso è disponibile, insieme alla scheda di iscrizione, su www.premiobiancadaponte.it , la partecipazione è gratuita e la scadenza è fissata per il 28 aprile. Il Concorso è aperto a qualsiasi genere musicale e a brani in italiano o in un dialetto italiano.

A precedere la straordinaria Arisa, autrice e cantante, nel ruolo di madrina, nella scorsa edizione è stata Tosca; e, ancora, nelle edizioni precedenti cantanti di peso come Brunella Selo (2005), Rossana Casale (2006), Petra Magoni (2007), Fausta Vetere (2008), Mariella Nava (2009), Elena Ledda (2010) e Cristina Donà (2011), Nada (2012), Paola Turci (2013), Andrea Mirò (2014), Ginevra Di Marco (2015), Irene Grandi (2016), Rachel Bastreghi (2017), Simona Molinari (2018).

LAssociazione Musicale Onlus Bianca d’Aponte di Aversa, che organizza la manifestazione, è attiva tutto l’anno con la promozione e l’organizzazione di vari eventi artistici e culturali.

Il Premio è natoper dare alle cantautrici italiane emergenti un’opportunità per esprimere la propria arte, per creare, durante il festival, momenti di incontro, di approfondimento e di confronto con discografici, artisti di fama, promoter e addetti ai lavori” , questo è quello che si legge nel sito ufficiale del Concorso, e ancora: Il titolo del concorso, che nella stesura completa è “Sono un’isola: io, donna per una canzone d’autore”, è tratto dall’ultima canzone scritta da Bianca, Sono un’isola, appunto. Un modo per continuare da dove Bianca si è fermata, alla ricerca di quell’isola… il sogno da realizzare.


Ma ora è di Bianca che voglio parlare, di quel sogno spezzato.

Ad Enrico Degeribus, che cura l’ufficio stampa del contest, va la mia gratitudine per avermi dato l’opportunità di presentarvi questo Premio e voglio ringraziare di cuore Gaetano, papà di Bianca che ha voluto parlarmi di lei.

Difficile la mia richiesta, perchè parlare di Bianca persona e figlia gli ha creato un turbinìo di emozioni.

A Bianca piace stare tra la gente, con la gente, specie i meno abbienti, quelli che la società tiene ai margini: queste le sue prime parole.

Bianca a 6 anni inizia lo studio del pianoforte, per desiderio dei genitori che vogliono offrire alla figlia tutte le opportunità e, magari, distoglierla da distrazioni deleterie come passare inutilmente ore davanti ad un televisore. Prosegue, con impegno e lusinghieri risultati, lo studio per sei anni ma l’indole di Bianca, che accetta a fatica le imposizioni, comincia a manifestarsi e la malcelata sua propensione per il classico studio pianistico la manifesta quando, finite le medie, pone i genitori davanti a un bivio: “Lo studio del pianoforte o continuare la scuola”.

Il messaggio, fin troppo chiaro, viene ovviamente compreso dalla mamma e dal papà. E’ quello, però, per loro il momento di maggior soddisfazione perché Bianca, libera dagli schemi che lo studio “imposto” le poneva, inizia ad approcciarsi al pianoforte in piena autonomia e viene fuori il suo amore per la musica.

Negli anni del liceo, Bianca continua a cantare e a suonare e lo fa unendosi ad amici che come lei coltivano la stessa passione; si formano, così, i primi gruppi musicali: ed ecco, allora, che quelle basi musicali, acquisite nell’infanzia, con lo studio del pianoforte, tornano utili a Bianca per cimentarsi nei generi musicali che lei prediligeva.

Di lì, a cominciare a scrivere lei stessa le sue canzoni, il passo è breve. Scrive di getto parole e musica che propone sempre al giudizio di mamma Giovanna e papà Gaetano.

Finiti gli studi al Liceo scientifico, Bianca inizia a viaggiare per soddisfare la sua esigenza di esprimere il suo spirito libero e la necessità di conoscere persone e luoghi nuovi.

Inizia a suonare la chitarra, strumento forse più congeniale per accompagnare le sue canzoni; al nuovo strumento si approccia da autodidatta ma, evidentemente, l’aver studiato pianoforte per sette anni, l’agevola. In verità inizia anche a studiare la chitarra con il Maestro Piero Viti, docente di Conservatorio, ma i tempi che uno studio accademico avrebbero richiesto mal si conciliavano con i suoi. D’altra parte lei stessa dice che la chitarra le serve per comporre ed accompagnare le sue canzoni non per fare la musicista.

Bianca scrive e scrive bene le sue canzoni, parole che toccano l’animo delle persone.

Papà Gaetano insegna all’”Alessandro Volta” di Aversa; Bianca un giorno va a trovarlo e, durante una pausa di un gruppo di allievi che prova dei canti pasquali, l’amore per la musica la coinvolge e canta. Una collega del papà la sente e ne rimane estasiata, tanto da proporre un’audizione con Fausto Mesolella. Detto fatto, la collega di Gaetano, amica della moglie del musicista, combina un appuntamento con Mesolella.

Chi era Fausto Mesolella? Chitarrista, compositore, componente storico della Piccola Orchestra Avion Travel guidata da Peppe Servillo. Tra un tour e l’altro, insieme a Paolo Belli e con gli Avion Travel, nel 1994 forma il Nada Trio. Mesolella è anche produttore: cura i lavori di Alessio Bonomo, Nada, Patrizia Laquidara, Giorgio Conte; lavora per Samuele Bersani, scrive il brano Na stella per Gian Maria Testa, Gianna Nannini lo chiama per una collaborazione. E ancora, arrivano Tricarico, Maria Nazionale, Raiz degli Almamegretta, Fiorella Mannoia. Compone la colonna sonora dell’unico film da regista di Fabrizio Bentivoglio, Lascia perdere Jonny, ricevendo il premio Ennio Morricone il 15 dicembre del 2007 come miglior compositore al Film Festival di Roma proprio per le musiche composte per il film. Era instancabile Fausto Mesolella, purtroppo ci ha lasciati nel 2017.

Fausto Mesolella

Giunti all’appuntamento, papà e collega, che li aveva accompagnati, erano un po’ tesi, Bianca, invece, in compagnia della sua chitarra, si mostra tranquilla ed una volta presentatisi, Fausto la invita cantare.

Mentre lui continua a lavorare al suo computer, ascolta Bianca e alla fine le dice:

” Piccirè , devi uscire dal minore. Tra un mese ci risentiamo e prepara un book fotografico”.

L’ avventura di Bianca come cantautrice ha inizio.

Mesolella diventa, per lei, il primo riferimento certo. E’ attento all’interpretazione, punta alle emozioni, su quello che Bianca attraverso le sue parole e con la sua voce riesce a trasmettere. Molto più peso alla voce lo dà Mara Maionchi, che Bianca ha la fortuna di conoscere all’Accademia di Sanremo e che, dopo averla adocchiata, la invita per qualche giorno a casa sua; la Maionchi, però, dava molta importanza all’impostazione vocale, tanto che Bianca inizia a prendere lezioni di canto.

Ma il suo essere libero, la sua indipendenza, non resistono a regole e convenzioni. Bianca viaggia e scrive tanto. Registra su musicassette le sue creazioni e le consegna, tutte le volte, a papà Gaetano affinchè giungessero, comunque, a Fausto Mesolella.

Nei suoi brani si sente la necessità di essere profondi ma, contemporaneamente, di arrivare a più gente possibile, con un linguaggio trasversale che voglia spronare l’ascoltatore.

L’ascesa di Bianca fortunatamente continua: due anni al Cet di Mogol, poi l’invito di Oscar Avogadro a Milano, il contratto con la Bmg Ricordi, i preparativi per il disco. Il primo singolo doveva uscire a settembre 2003, e invece Bianca ad agosto se n’è andata, per un’aneurisma. Aveva solo 23 anni.

Partirò, con il sole andrò. Verso chi, verso cosa non so…..”“Come Dorothy” di Bianca d’Aponte

Il Premio

Il nome di Bianca ora lo portano un’Associazione e un Concorso.

L’ idea parte da Gaetano d’Aponte che, dopo una conversazione telefonica con Fausto Mesolella, trova solidarietà e approvazione.

Papà Gaetano racconta: il desiderio di restituirle ciò che un destino, che lei stessa definiva beffardo, le ha sottratto proprio quando stava per realizzare il suo sogno.”

Il primo punto dello Statuto dell’Associazione prevede la creazione di un Premio a nome di Bianca d’Aponte. L’Associazione doveva prendere vita il 16 febbraio 2004, compleanno di Bianca, ma per motivi organizzativi viene presentata il 14 febbraio al teatro della Scuola media “Parente” di Aversa, che aveva frequentato.

Ed ecco il Premio che, nelle intenzioni di Gaetano, doveva avere qualcosa che lo caratterizzasse e lo distinguesse dai tanti già esistenti sulla scena musicale italiana.

E ancora da Mesolella parte l’idea di riservare il Premio al cantautorato femminile, una creatura unica in Italia.

Ecco allora che nasce il Premio Bianca d’Aponte Concorso nazionale per sole cantautrici, e Fausto Mesolella ne assume , per sua volontà, la direzione artistica.

Dalla 1a edizione il Premio è cresciuto tantissimo. Ma per arrivare ad affermarsi come uno dei più prestigiosi in Italia, Fausto ha lavorato tantissimo, mettendo in campo tutto il suo talento e carisma.

Allo stesso modo Gaetano e Gennaro Gatto, amico delle elementari di Bianca e vera anima del Premio e della Associazione, hanno viaggiato tanto per dare visibilità al Premio e cercare proseliti: Sanremo, il Premio Tenco, da cui è stato accolto con entusiasmo, benevolenza ed affetto. Ed al Tenco Gaetano distribuiva anche i CD del Premio d’Aponte con i 10 brani partecipanti e un brano scritto da Bianca e cantato dalla madrina di turno. Tra i destinatari, l’attuale direttore artistico del “Premio Tenco”, Sergio Secchi, dopo Amilcare Rambaldi ed Enrico De Angelis, che seguiva il Premio d’Aponte; con lui la musica di Bianca valica i confini italiani e raggiunge Barcellona.

Nasce e continua per tre anni, il Bianca d’Aponte International, manifestazione voluta e organizzata da Cose di Amilcare, che riesce a portare in Catalogna questa eccellenza italiana.

Cose di Amilcare è un’associazione culturale senza scopo di lucro, con sede a Barcellona, intitolata ad Amilcare Rambaldi, fondatore del Club Tenco di Sanremo.

Le canzoni di Bianca verranno interpretate in molte lingue da numerose artiste internazionali: catalano, spagnolo, inglese, tedesco, francese, basco e perfino maori.

A Barcellona ci sarà anche Fausto Mesolella, direttore artistico del Premio Bianca d’Aponte, che riceverà il Premio Rambaldi 2015.

Nell’occasione Mesolella accompagna con la chitarra la voce registrata di Bianca su “Canto di fine inverno”

Anche Enzo Avitabile nel suo album “Lotto infinito” ha voluto omaggiare Bianca d’Aponte con “Bianca”, duettando con Renato Zero “Ho voluto cantare questa storia scabrosa di perdita, castità, assenza” ha detto l’artista.

Alla 10a edizione del Premio Bianca d’Aponte è stato presentato, per volontà di Mariella Nava, il CD “Anima Bianca”, contenente 10 canzoni di Bianca cantate dalle 10 madrine che hanno preso parte alle altrettante edizioni del Premio.

Il Premio

A luglio di quest’anno il CD sarà ripresentato a Rimini nel corso di una Rassegna dedicata alle donne.

Sono un’isola” è il titolo dell’ultima canzone che Bianca d’Aponte che scrisse nel 2003, poco prima della sua tragica scomparsa.

“Che c’è oltre casa mia? Che c’è un po’ più in là? Che nome avrei e chi pregherei se non fossi qua?”.

Bianca vive attraverso le parole e la voce di tante giovani artiste che ogni anno sperano di realizzare un sogno partecipando al PremioBiancad’Aponte

www.premiobiancadaponte.it

Grazie Bianca ! Grazie Fausto !

Interviste

VOCI PER LA LIBERTA’ -Una canzone per Amnesty

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Articolo e intervista di Giovanna Ferro

I DIRITTI UMANI il leitmotiv di 20 brani musicali, di 20 artisti che hanno caratterizzato la quattro giorni di Rosolina Mare, Rovigo, nella “22a Edizione 2019 di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” il festival che coniuga canzoni e diritti umani, con l’assegnazione del Preio Amnesty International Italia.

Questa edizione ha visto la solidale unione della forza di due Festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” con la direzione artistica di Michele Lionello e “DeltArte – il Delta della Creatività”, a cura di Melania Ruggini, dove musica e arte si combinano per “dar voce a chi voce non ce l’ha”.

Questa “22a Edizione 2019 di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, ha visto aggiudicarsi il Premio Amnesty International Italia, sezione Big, come miglior brano sui Diritti Umani “Salvagente”, di Roy Paci, trombettista, compositore e arrangiatore siciliano , & Aretuska con il rapper Willie Peyote.

E sulla vittoria lo stesso artista ha commentato : “… è il coronamento di una missione che ho condotto negli ultimi 20 anni, a fianco ad Amnesty International. Non potrei mai immaginare una separazione tra la mia vita di musicista e ciò che accade intorno a noi, le due cose sono inscindibili.”

Salvagente”, canzone sul tema dell’integrazione, scelto da una prestigiosa giuria composta da giornalisti, addetti ai lavori e esponenti di Voci per la libertà e Amnesty International.,

“…IO NON HO MAI VISTO DIFFERENZE
C’È CHI DÀ E C’È CHI PRENDE
CIÒ CHE DAI TI RITORNA SEMPRE

IO NON HO MAI VISTO DIFFERENZE
TUTTI ASPETTANO UN SALVAGENTE
RIPETONO QUA NON SI SALVA NIENTE
…”

E’ un brano che fa riferimento alla salvezza, quella insita in tutte le cose, la pace scevra dall’ipocrisia dei nostri giorni per diventare condivisione di intenti.

ART.2 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

( dalla Dichiarazione universale dei diritti umani)

Michele Lionello, Direttore artistico del Festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, ci parla di questa grande iniziativa che da anni si tiene a Rosolina Mare, in provincia di Rovigo:

Come e quando è nata l’idea di creare un Festival e legarlo ad Amnesty International?

Nel 1998 un primo gruppo di volontari inizia a riunirsi all’interno del Centro Ricreativo Giovanile di Villadose , in provincia di Rovigo: accomunati dal desiderio di diffondere e promuovere il rispetto dei diritti umani attraverso la musica, decidono di dar vita ad un concorso musicale aperto a band emergenti proprio nell’anno in cui decorre il 50° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.

Nasce così il festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”. Fin dalle origini, la manifestazione viene sostenuta e promossa dalla Sezione Italiana di Amnesty International che crede nelle potenzialità dell’evento, unico nel panorama italiano. Quello che rende unico il festival “Voci per la Libertà – Una Canzone per Amnesty”, è che non si tratta di un evento che vuole raccogliere fondi a favore di Amnesty International, ma vuole che sia la musica sostenere la difesa dei diritti umani e dei principi contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Quest’anno il Festival giunge alla sua 23a edizione. Come si è evoluto dai suoi inizi ad oggi?

In questi oltre vent’anni di storia di passi in avanti e di riconoscimenti ce ne sono stati veramente tanti. Anno di svolta è stato indubbiamente il 2003, anno in cui si crea l’Associazione Culturale Voci per la Libertà, viene introdotto il Premio Amnesty International Italia sezione Big e il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza premia la manifestazione come “Festival dell’anno“.

Raggiunta una notevole rilevanza a livello nazionale grazie anche ad una crescente copertura mediatica, nel 2010 il festival è stato insignito della Medaglia di Rappresentanza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo inoltre un messaggio di stima e incoraggiamento da parte del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg. Nel 2018 il cd della XX Edizione del festival vince la prestigiosa Targa Tenco per il “Miglior album collettivo a progetto”.

Sul palco di Voci per la Libertà, a fianco degli emergenti sono saliti come vincitori del Premio Amnesty o in veste di ospiti, tra i più importanti big della scena italiana, come: Ivano Fossati, Modena City Ramblers, Paola Turci, Samuele Bersani, Subsonica, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Fiorella Mannonia, Frankie Hi-Nrg, Enzo Avitabile, Alessandro Mannarino, Edoardo Bennato, Nada, Brunori Sas, Roy Paci, Enrico Ruggeri, Perturbazione, Marta sui Tubi, Levante, Niccolò Fabi, Diodato, Africa Unite, Marlene Kuntz, Bandabardò, Morgan, Tre Allegri ragazzi Morti, Cristina Donà, e tantissimi altri.

Voci per la libertà” non è solo musica, ma tanto altro. Quali sono le attività su cui vi state concentrando?

L’Associazione, oltre al concorso, ha dato vita a tantissimi eventi culturali e musicali in tutta Italia, favorendo l’espandersi di una cultura che, partendo dal cuore, vuole essere un megafono per tutte le voci che hanno un messaggio di rispetto e tolleranza da diffondere.

Negli anni abbiamo indubbiamente ampliato il nostro raggio d’azione, partendo dalla musica arrivando all’arte contemporanea, al cinema, alla fotografia, al teatro; tutta l’arte a favore dei diritti umani. È stato un percorso che ci ha portato davvero a grandi soddisfazioni. A partire dal 2013 organizziamo il festival “Deltarte, il Delta della creatività”. Il progetto d’insieme si pone come un esperimento creativo di rigenerazione culturale, che fin dalla prima edizione assume il carattere della manifestazione itinerante d’arte contemporanea sul Parco Regionale del Delta del Po basata sulla fluidità del dialogo aperto tra creatività giovanile e ambiente. Negli anni successivi anche l’importante evoluzione che l’associazione mette in campo: dagli eventi alle produzioni culturali. Nel 2015, in occasione del 70° anniversario dell’eccidio nazista di Villadose (proprio dove è nata l’associazione) la produzione del film documentario “Presi a caso”, l’opera presentata anche a Montecitorio è stata premiata a Torino nell’ambito del Concorso “Filmare la Storia”. L’anno successivo la realizzazione di “Inalienabile”, progetto multimediale che esplora il rapporto tra musica e diritti umani attraverso l’intreccio di fotografie, voci, luci, video, grafiche, musiche che racchiudono le esperienze, le idee e i significati personali dei grandi big che hanno partecipato al festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”. Per il ventennale del festival viene prodotto un volume di 176 pagine a colori che racconta le emozioni e i contenuti di due decenni fitti di esperienze, con oltre 50 interventi scritti dei protagonisti e con tantissime foto artistiche. Per i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani nuova produzione editoriale “In arte DUDU”, la Dichiarazione universale dei diritti umani illustrata da giovani artisti italiani che racchiude un’illustrazione per ciascuno dei 30 articoli della Dichiarazione universale con ulteriori approfondimenti testuali.

Altro aspetto fondamentale su cui negli ultimi anni stiamo investendo molto sono i laboratori didattici all’interno delle scuole. Il progetto “L’arte per i diritti umani” ha l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti alle tematiche legate ai diritti umani, comprendendo il valore dell’uguaglianza attraverso gli stimoli creativi che derivano dall’arte.
Tutte queste attività, a partire dal 2017, sono rientrate in “Arte per la Libertà – il festival della creatività per diritti umani”, volto da una parte alla trasmissione dei valori dei diritti umani attraverso l’arte e la musica e dall’altra alla valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale.

Da poco è uscito, in coincidenza anche con il 71° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il CD 20×22, che come leggo nella presentazione “non è un semplice CD e non è un semplice libro”. Mi spiega di cosa si tratta?

Come anticipato “20×22” non è un semplice cd e non è un semplice libro. È l’unione delle anime di due festival: “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty e DeltArte – il Delta della Creatività, una più musicale e una più artistica, unite sotto l’insegna di “Arte per la Libertà – il festival della creatività per i diritti umani”.

20×22” è una produzione culturale che vuole celebrare in particolare la 22a edizione di “Voci per la Libertà”, la manifestazione musicale legata ad Amnesty International Italia, con 20 brani di 20 artisti che si sono esibiti nel 2019 nella quattro giorni di Rosolina Mare (Rovigo) e in tutti gli altri eventi di “Arte per la Libertà”. Ma non solo, a fianco di ciascun brano compare un’illustrazione di un artista contemporaneo che ha rappresentato la canzone con una sua opera.

20×22” non è solo un prodotto fisico ma anche un progetto multimediale dal forte impatto emotivo, che vede alternarsi illustrazioni, musiche, fotografie, luci, video, grafiche che si possono trovare su www.20×22.it

Sono ripartiti i lavori per la 23a edizione del Festival “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”: ce ne vuole parlare?

Sì, con l’inizio dell’anno 2020 sono partiti il bando di concorso per gli emergenti e le selezioni dei brani dei big della musica italiana che porteranno a dare i due Premi Amnesty, quello appunto per gli emergenti e quello per il big durante il festival che quest’anno è in programma dal 17 al 19 luglio a Rosolina Mare (Rovigo). Per quanto riguarda gli artisti emergenti, è disponibile il bando di concorso per questa nuova edizione, a cui possono partecipare cantautori e band che abbiano un brano che parli di diritti umani, in qualsiasi lingua o dialetto e di qualsiasi genere musicale. La scadenza del bando è fissata per lunedì 4 maggio e tutte le informazioni si possono trovare sul nostro sito http://www.vociperlaliberta.it

Dal 2003 Amnesty International Italia e Voci per la libertà premiano una canzone (uscita nell’anno precedente) di un nome affermato della musica italiana sui diritti umani, il Premio Amnesty International Italia sezione Big. Negli anni hanno vinto questo premio: Daniele Silvestri, Ivano Fossati, Modena City Ramblers, Paola Turci, Samuele Bersani, Subsonica, Vinicio Capossela, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Fiorella Mannoia e Frankie Hi-Nrg, Enzo Avitabile e Francesco Guccini, Max e Francesco Gazzè, Mannarino, Edoardo Bennato, Nada Malanima, Brunori Sas e Roy Paci. Una prima selezione è partita proprio in questi giorni. Tutti possono segnalare all’indirizzo info@vociperlaliberta.it, entro il 15 febbraio 2020, brani che abbiano queste tre caratteristiche: pubblicati tra il 1 gennaio 2019 e il 31 dicembre 2019; composti/interpretati da un artista italiano noto; su un tema legato alla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Quanto sono importanti i due “Premi Amnesty International Italia”, non solo musicalmente? Soprattutto quale messaggio vuole lanciare a un paese come il nostro in cui il rispetto dei Diritti Umani sembra venir meno?

La notorietà del festival è chiaramente legata al premio dei Big ma per noi è fondamentale la sezione Emergenti. Il promuovere la musica che nasce dalla base, gli artisti che hanno veramente qualcosa di significativo da trasmettere per noi è imprescindibile.
La musica però è lo strumento, il tutto parte dalla necessità di veicolare il valore dei diritti umani e le campagne di Amnesty. Negli ultimi anni questa necessità si fa sempre più pressante non solo per la situazione globale ma proprio per la condizione italiana. Proprio nell’ultima edizione del festival lo slogan che abbiamo portato avanti è stato: “Sui diritti umani non si torna indietro”. Uno slogan che parte dal 10 dicembre 1948, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione universale dei diritti umani. Per la prima volta veniva scritto che esistono diritti di cui ogni essere umano deve poter godere per la sola ragione di essere al mondo. Eppure la Dichiarazione è disattesa, anche perché ancora troppo sconosciuta.

Vorrei concludere questa nostra intervista con il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani e con una significativa frase di Eleanor Roosevelt, una delle principali promotrici della Dichiarazione stessa.

Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Art. 1 Dichiarazione universale dei diritti umani

“Dove, dopo tutto, hanno inizio i Diritti dell’Uomo? Nei luoghi più piccoli, vicino casa, così piccoli e vicini da non essere menzionati neppure sulle carte geografiche. Tuttavia questi luoghi rappresentano il mondo del singolo individuo; il quartiere in cui vive, la scuola o l’università che frequenta; la fabbrica, la fattoria o l’ufficio dove lavora. Questi sono i luoghi dove ogni uomo, donna e bambino cerca eguale giustizia, eguale opportunità, eguale dignità senza discriminazione.”

Eleonor Roosevelt

Ringrazio il direttore artistico Michele Lionello per aver illustrato così ampiamente “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, volta al superamento della divisione, della discriminazione e dell’odio tra gli esseri umani.

Che siano questi i valori che l’animo umano deve coltivare e riuscire a trasmettere: e se la musica è il miglior tramite, allora viva ed onore a “Voci per la Libertà “, in cui le sono persone sono determinate a creare un mondo più giusto, in cui ogni persona possa godere dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Vorrei ringraziare l’Ufficio stampa di Voci per la libertà, nel nome di Enrico Deregibus.